di Claudia Scorza

Secondo l’indagine condotta da AstraRicerche per IIAS – Istituto Italiano Alimenti Surgelati, gli italiani amano i prodotti surgelati: il 99% dichiara di consumarli e il 53% lo fa addirittura abitualmente. I “frozen food” dimostrano di essere apprezzati su tutto il territorio nazionale, con percentuali leggermente più elevate al Nord-Ovest (55%) e tra la Generazione X (57%).

Positivo anche il trend di consumo dei surgelati negli ultimi cinque anni: è aumentato per 4 italiani su 10 (39,3%), in particolare uomini (43%), giovani (50% GenZ e 45% Millennials) e famiglie con figli piccoli (48%).

Un consumo consapevole, avvalorato dall’elevato livello qualitativo riconosciuto oggi ai “frozen food”: al palato, oltre la metà degli italiani apprezza i prodotti surgelati per bontà, consistenza e percezione di freschezza. I dati confermano anche la loro convenienza economica: se si considera il costo totale – che comprende prezzo del prodotto, tempi e costi di preparazione e valore del cibo sprecato – i surgelati consentono rispetto ai freschi un risparmio notevole. Nonostante tutto, persistono ancora alcuni “falsi miti” da sfatare.

«Le indagini che abbiamo condotto quest’anno – sostiene Giorgio Donegani, presidente di IIAS – da un lato hanno confermato la predilezione degli italiani per gli alimenti surgelati, anche dopo il picco di consumi registrato durante la pandemia (ricordiamo che, nel canale retail, le vendite hanno registrato +10% negli ultimi 5 anni); dall’altro, ci hanno fornito risultati nuovi e per qualcuno forse inaspettati. Oggi i dati mai analizzati prima testimoniano il valore dei “frozen food” sia per gusto che per convenienza economica, e ne giustificano talvolta la preferenza anche rispetto ai freschi».

Inoltre, secondo la ricerca, il 39,3% degli intervistati ha incrementato negli ultimi 5 anni l’acquisto di alimenti frozen. Il maggiore consumo è legato alla comodità (lo dichiarano quasi 8 italiani su 10, soprattutto donne e baby boomers), cioè perché pratici da conservare (66,4%) o sempre disponibili in freezer (49,7%), ma anche per variare l’alimentazione (34%) e per la forte valenza antispreco (27,3%).

Sono i prodotti ittici la tipologia di surgelati che gli italiani dichiarano di acquistare più spesso (30,2%), scelti soprattutto al Sud e seguiti dai vegetali (27,4%), apprezzati dalle donne baby boomers; poi pizze e snack (15,4%) con un picco tra i giovani Gen Z, e patate (13,6%).

I pasti a casa, nella quotidianità familiare di pranzi e cene, restano la principale occasione di consumo di surgelati per la maggioranza degli italiani (68,7%), ma c’è chi li sceglie anche nel weekend o per il “pranzo della domenica”, per portare in tavola qualcosa di buono e diverso in poco tempo (14,7%).

L’indagine ha approfondito anche l’effettivo “value for money” dei surgelati rispetto agli analoghi freschi, prendendo in esame cinque prodotti specifici rappresentativi delle principali categorie iconiche del comparto dei surgelati: i fagiolini, le patate fritte, i filetti di merluzzo, la pizza margherita e la paella. I risultati emersi confermano, in linea generale, la convenienza dei prodotti surgelati, considerata la somma del tempo e del cibo risparmiato nonché i costi per l’acquisto e la preparazione dei prodotti.

I filetti di merluzzo freschi “costano” il 49% in più dei surgelati, percentuale che tocca il 60% se si considera anche il valore dello spreco alimentare. Analogamente, i fagiolini – che nella versione fresca, necessitano di essere puliti e tagliati alle estremità – superano del 53% il “valore economico” del surgelato (se non tenessimo conto dello spreco, sarebbe comunque +44%). Per quanto riguarda le patate fritte, se è vero che il prodotto fresco ha un prezzo più basso di acquisto rispetto al surgelato, è altrettanto sicuro che richiede impegno e tempo per la pelatura e il taglio e un maggiore dispendio di energia per la cottura; ne deriva, a conti fatti, che il fresco costa l’8% in più del surgelato, che arriva al 12% se si considera lo spreco alimentare, piuttosto comune nel caso delle patate.

Per la pizza margherita, invece, si ottiene un sostanziale pareggio tra surgelata e “fatta in casa”, considerando tempi e costi complessivi di entrambe; il vantaggio è invece netto rispetto alla versione delivery. Infine, per preparazioni più complesse come la paella di pesce e verdure, la convenienza del surgelato rispetto al prodotto fresco è inequivocabile: tenuto conto del costo degli ingredienti e dell’impegno e del tempo richiesto per la preparazione, il fresco costa il 246% in più del surgelato (se non considerassimo il valore dello spreco, sarebbe comunque +229%).