di Luca Salomone

Bolton Food ha annunciato la decisione di chiudere la fabbrica Saupiquet di Quimper, in Bretagna, dove si producono sardine e sgombri e dove lavorano 155 persone.

Un calo del 25 per cento

Alla base del provvedimento, si legge in una nota, c’è “il calo generalizzato delle conserve ittiche sia in Francia, sia in Europa. Bolton si impegna ad aprire, entro il 20 giugno, un tavolo di informazione e consultazione per identificare eventuali opportunità di vendita”.

La multinazionale italiana osserva che sul mercato locale i suoi volumi di vendita hanno registrato, in questo comparto, una flessione del 25 per cento nel 2020-2023, con un ripiegamento in valore, durante lo scorso anno, di 5 milioni di euro.

“Dato che le conserve ittiche sono in ribasso in tutti i principali mercati europei, gli stabilimenti Bolton stanno affrontando una situazione di sovrapproduzione. La struttura di Quimper ha sempre lavorato al massimo delle proprie possibilità, ma è attualmente interessata da un livello di utilizzo particolarmente basso, nonostante la proprietà abbia investito (13 milioni di euro, ndr) e abbia cercato nuove opportunità internazionali per gli sgombri, che rappresentano il 90% del totale prodotto dal sito”.

Fondata a Nantes, nel 1877, Saupiquet, la cui produzione è certificata Msc, è entrata nell’orbita della multinazionale italiana nel 1999.

Ancit: i costi sono intollerabili

Ma quali sono le ragioni della crisi? Lo spiega Ancit (Associazione nazionale conservieri ittici e delle tonnare), in una sintesi di mercato diffusa ai primi di febbraio.

«Lo shock inflazionistico (che già nel 2022 aveva portato a un incremento dei costi di produzione del 20-30%) ha raggiunto livelli senza precedenti, generando, di conseguenza, una perdita dei volumi (il progressivo a novembre 2023 ha segnato un -4,8% verso lo stesso periodo dell’anno precedente). Per quanto riguarda il tonno in scatola, che guida il comparto ittico, l’Istat ha rilevato un incremento del prezzo al consumo dell’11,6% rispetto al 2022. Il dato conferma come l’incremento dei costi di produzione del 20-30% non sia stato trasferito interamente al consumatore, ma in gran parte assorbito dalle aziende. Gli oneri dell’attività produttiva hanno raggiunto livelli intollerabili, dovuti sia al rincaro della materia prima, sia dell’olio d’oliva”

A questo, si somma la situazione geopolitica mediorientale, che sta avendo ripercussioni importanti sulle tariffe dei noli marittimi, soprattutto in virtù dei passaggi delle navi dal Canale di Suez.

Nel corso del 2022 (ultimo dato disponibile) Gruppo Bolton, comprendendo anche il non alimentare, ha fatturato 3,2 miliardi di euro, operando in 150 Paesi.

L’Italia è il primo mercato, con una quota del 33%, mentre l’incidenza della Francia è dell’8 per cento. L’alimentare, 7 stabilimenti, rappresenta il 41% per cento, per un giro d’affari netto di 1,3 miliardi di euro.