“Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è una famiglia classica dove la donna ha un ruolo fondamentale. Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla famiglia gay. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane un valore fondamentale dell'azienda. Se a loro (gli omosessuali) piace la nostra pasta e la nostra comunicazione la mangiano, altrimenti mangeranno un'altra pasta.
“Uno non può piacere sempre a tutti. Io rispetto tutti, facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri. Sono anche favorevole al matrimonio omosessuale, ma non all'adozione per una famiglia gay. Da padre di più figli credo sia molto complesso tirare su dei bambini in una coppia dello stesso sesso". Così, come sanno anche ormai anche i sassi, Guido Barilla, a La Zanzara su Radio 24.

Il tutto ha scatenato un vero inferno mediatico, un circo al quale hanno preso parte politici, giornalisti, ma anche ricercatori, che hanno tirato fuori, come un coniglio dal cappello, una ricerca che ha dimostrato come l’italiano non sia per nulla omofobo.

E’ per questo che in redazione ci siamo interrogati se dire anche noi la nostra – si è già detto tutto e il contrario di tutto - decidendo in fondo che un sito che fa dei beni di consumo e del trade il suo argomento principale non poteva sottrarsi dall’ esprimere il proprio punto di vista, anche a rischio di andare ad alimentare l’ormai enorme serbatoio dell’ovvio.

E’ pensabile che Guido Barilla, con gli innumerevoli posti di lavoro che ha creato abbia fatto molto di più per noi tutti, gay compresi, di quanto abbiano fatto gli opinionisti serali, i giornalisti marpioni e i molti politici capaci solo di passare alla cassa. Ma ovviamente questo non lo autorizza ad offendere una comunità che troppo ha già sofferto, che ha subito discriminazioni, sberleffi, prese in giro di ogni tipo.

Ma francamente dov’è l’offesa? La vera offesa è portare apposta su un terreno minato il Presidente di una multinazionale che ha fatto di una famiglia molto idealizzata un simbolo della comunicazione, ma un simbolo appunto. E’ ovvio che in una simile favola bella, favola appunto, che deve rassicurare e infondere un po’ di ottimismo, non trovano posto nuclei composti da gay, ma neppure da single, e nemmeno da persone affette da disabilità, o individui poveri, o situazioni di guerra… Questo dovrebbe essere scontato, ma non lo è.

Il fatto è che viviamo in un Paese che  – per la paura di risultare discriminatorio, reazionario, razzista, fascista, antidemocratico, totalitario – ha fatto della semplice espressione di un punto di vista, di una constatazione,  un’offesa mortale.  Ma per essere democratici e progressisti bisogna per forza essere banali, magari tacere o, possibilmente, dire cose che piacciono a tutti? Ma per favore!