E’ così oggi è arrivata la mazzata da 200 o 260 euro l'anno per famiglia: le stime oscillano ancora. E’ arrivata in fretta e furia, in seguito ai venti minacciosi della crisi di Governo e del Commisariamento della nazione. Nessun posticipo, come era invece previsto. In che modo potranno a questo punto raccontarci che ci aspettano tempi migliori non si sa.

L’aumento dell’aliquota massima, dal 21 al 22%, infatti, oltre a piazzarci in testa al non invidiabile primato europeo per il gravame di questa imposizione indiretta, determinerà, secondo l’immediato conteggio fatto Coop, un rincaro complessivo di beni e servizi nell’ordine dello 0,4%, con ripercussioni evidenti sull’inflazione.

Fra i prodotti tartassati si trova un po’ di tutto: scarpe e vestiti, vino, birra, tv, radio e computer, ma anche benzina, mobili, giocattoli, detersivi e parrucchieri. Colpiti anche i liberi professionisti e i lavoratori autonomi con partita Iva.

Nelle varie ore di ieri le dichiarazioni della gdo si sono avvicendate incessanti e promettono tutte la stessa cosa. Di assorbire, in accordo con i propri fornitori, i rincari. Detto questo la stessa Coop aggiunge: “Auspichiamo rapidi interventi correttivi da parte del Governo e del Parlamento per il riassorbimento di questo aumento della tassazione indiretta”.

Identica la reazione di Esselunga: “Questa è solo l'ultima di una serie di forti pressioni economiche che ricadono sulle famiglie, alle quali Esselunga ha da sempre risposto ritardandone e limitandone l'applicazione, come ad esempio per gli aumenti subiti nel 2012 da parte del mondo della produzione, al fine di salvaguardare il potere d'acquisto dei clienti”.

Fra i contrari consapevoli troviamo anche Ikea Italia. Intervistato dal Sole 24 Ore l’amministratore delegato, Lars Petersson ha commentato: «Il passaggio dell'imposta dal 21% al 22% non avrà impatto sul prezzo dei prodotti Ikea. Si tratta di un impegno notevole che ricambia, nei fatti, la fiducia che quotidianamente un gran numero di persone dimostrano visitando i nostri negozi».

Ma non finisce qui, perché con l’1 gennaio un altro settore distributivo, il vending, prenderà una mazzata di 6 punti, dal 4 al 10%, anche se nessuno ne parla. Le imprese, spiega l’associazione di categoria, Confida, dovranno spendere dai 30 ai 50 milioni di euro per adeguare gli impianti. Lucio Pinetti, il presidente, commenta: “Con l’inasprimento dell’imposta sarà più amara la pausa caffè per 23 milioni di italiani e per le aziende del comparto. Per finanziare l’Ecobonus il Governo punisce oltre mille imprese. L’adeguamento al nuovo regime fiscale non può essere oggetto di trattativa con il singolo cliente. Se calano i consumi si metteranno a rischio migliaia di posti di lavoro”