Secondo gli Italiani attivi l’aumento dell’Iva, più nel dettaglio, provocherà un calo delle vendite di alcuni beni, in particolare veicoli (41%), abbigliamento e accessori (32%), elettrodomestici e tecnologia (23%).
Per rilanciare l’economia, bocciata la correzione all’insù dell’aliquota, un italiano su due mette in evidenza che è necessario ridurre le tasse su imprese e lavoro (51%), il 28% vede la necessità di una serie di interventi finalizzati a ridistribuire la ricchezza prodotta ed il 24% ritiene prioritario ridurre la disoccupazione giovanile e investire sui giovani.
Proprio lo scoramento legato all’aumento dell’Iva ha determinato un nuovo calo del grado di fiducia, ripiombato sotto la soglia psicologica dei 3 punti (2,95): il mese scorso era a 3,09 (su una scala che va da 1 a 10 e ha in 7 la soglia positiva). Si tratta del dato peggiore da 18 mesi a questa parte, superato solo dalla rilevazione di aprile scorso, nel pieno dei due mesi di vacatio che hanno preceduto l’insediamento del governo Letta.
Anche la propensione al risparmio ha fatto segnare un passo indietro: ad ottobre il 13,7% degli Italiani, infatti, si è ripromesso di aumentare i propri risparmi nell’arco dei 12 mesi successivi. A settembre, ad esprimere la stessa intenzione era stato il 16,9%.