È con un segnale positivo che si aprono le rilevazioni del Centro Studi di Cosmetica Italia sul fronte del mercato interno: il 2015 segna infatti una crescita del 2,2%. In aumento il fatturato globale del settore che oltrepassa i 10 miliardi di euro (+6,5%) sostenuto anche dalle esportazioni che confermano l’andamento fortemente in crescita degli ultimi esercizi (+14,3% per un valore di oltre 3.800 milioni di euro).
«La crescita delle esportazioni incide positivamente sulla bilancia commerciale che registra un dato record: 2.000 milioni di euro – commenta Fabio Rossello, presidente di Cosmetica Italia – In un clima che prevediamo di stabile ripresa per i prossimi esercizi, risulta strategica l’analisi dell’ecosistema digitale per intercettare nuovi trend, avvicinare i consumatori e analizzare le reali necessità delle aziende».
Proprio la rilevazione delle vendite di cosmetici online tocca i 170 milioni di euro nel 2015, analogamente agli andamenti positivi registrati dalle vendite dirette (oltre 720 milioni di euro, +11%) che testimoniano un’evoluzione nelle modalità di acquisto dei consumatori.
Anche la farmacia mostra un andamento positivo con un valore superiore ai 1.800 milioni di euro (+1,5% rispetto al 2014); l’attenzione dei consumatori verso i prodotti a connotazione naturale è invece evidenziata dal +4,9% del canale erboristeria che nel 2015 supera i 430 milioni di euro.
Dopo alcuni esercizi in sofferenza, torna a crescere la profumeria, secondo canale in termini di ripartizione del fatturato: il 2015 registra una ripresa di circa un punto percentuale per un valore di 2.078 milioni di euro.
La grande distribuzione, che copre il 40% dei cosmetici venduti in Italia, vede un andamento a due velocità caratterizzato da una diminuzione dei volumi di vendita nelle grandi superfici e da una crescita negli spazi specializzati “casa-toilette”. Nel 2015 il suo valore è di quasi 3.900 milioni di euro in crescita del 2,5%.
Infine, prosegue la contrazione dei canali professionali, seppur con alcuni segnali di rallentamento. Gli istituti di bellezza registrano infatti -3,3%, mentre i saloni di acconciatura calano del 2,2%: nelle dinamiche di questi canali emerge la differenza tra le realtà che non riescono a cavalcare la ripresa e quelle che invece intercettano le mutate modalità di interazione col consumatore.