Dopo la “crisi dei 7 anni” dei consumi degli italiani e il picco negativo del 2014, negli ultimi 3 anni sono ripartite le vendite dei generi alimentari nella GDO. E la birra è la protagonista di questa ripresa: a fronte di un +3,2% (dal 2014 al 2017) complessivo del settore, le birre hanno registrato un +18%. Allargando lo sguardo agli ultimi 10 anni questa forbice è ancora più evidente: se l’alimentare è rimasto sostanzialmente “flat” (+1,64% dal 2010 al 2017), nello stesso periodo la birra ha messo il turbo, +32%.
Fatto sta che nel 2017 la birra venduta nella GDO (il 58,8% del totale) ammonta a 9,2 milioni di ettolitri e a 1,6 miliardi di euro di ricavi (+19,8% in quantità e +31,8% a valore rispetto al 2010). Rispetto al paniere delle famiglie italiane (Istat, 2016) ormai la birra si ritaglia l’1,2% della spesa per i beni alimentari.
È la fotografia del settore birrario italiano diffusa dall’Osservatorio Birra in occasione dell’appuntamento HEINEKEN Incontra, con la presentazione del Rapporto “Dalla birra alle birre. L’era del drink different”, realizzato da Althesys per conto della Fondazione Birra Moretti, Fondazione di partecipazione costituita nel 2015 da HEINEKEN Italia e Partesa al fine di contribuire alla crescita della cultura della birra in Italia.
Buona parte del merito di questa accelerazione è delle birre cosiddette speciali, categoria eterogenea che racchiude prodotti molto diversi tra loro per tecnica di produzione, gradazione alcolica o tipologia di fermentazione. Parliamo di Ale, Trappiste, birre rifermentate, Rosse, Stout, ma anche di birre più “vicine” alla normale lager, come Regionali, Radler, Light o Analcoliche… Dal 2010 al 2017 le birre speciali sono cresciute del +49,5% a volume e del +69,7% a valore. Anche le lager, però, crescono a due cifre (+15,2% a volume e +21,4% a valore), a sottolineare una fase molto positiva che riguarda l’intero comparto e non solo una parte di esso. Il peso della birra lager nella GDO continua a rimanere preponderante (83,3% a volume e 71,8% a valore), segno che le due tipologie sono percepite come complementari e non antagoniste nel carrello della spesa degli italiani.
Secondo Alfredo Pratolongo, Presidente di Fondazione Birra Moretti, “Oltre alle birre speciali, le lager rimangono protagoniste di questa felice stagione di crescita della birra nel canale domestico. È stata la ‘chiara’ a far scoprire la birra agli italiani, la prima ad essere prodotta nel nostro Paese, la più facile e versatile nell’abbinamento con i piatti della cucina Italiana. Per questo ancora oggi resta il punto di partenza di ogni percorso conoscitivo dell’universo birrario. Gli italiani partono dalle lager, poi sperimentano nuovi gusti provando delle birre più particolari, e quando riassaggiano le lager riescono quindi ad apprezzarne maggiormente i sapori delicati e le sfumature di aromi che precedentemente erano meno riconoscibili. La cultura della birra in Italia passa attraverso la varietà, che è sinonimo di ricchezza. La maggiore complessità delle birre speciali educa e affina il gusto in fatto di birra. “Fondazione Birra Moretti – conclude Pratolongo – sta portando avanti un percorso di promozione e valorizzazione della cultura della birra all’interno della cultura alimentare Italiana, promuovendo quindi un consumo intelligente, che si abbina alla varietà della cucina mediterranea, quindi in quantità moderate e durante i pasti”.
La ricerca Althesys conferma che la tendenza birra conquista le case degli italiani grazie alla GDO, il cui peso è cresciuto del +40% in 20 anni.Oggi il 58,8% della birra si vende nei supermercati e ipermercati (contro il 42% del 97 e il 50% del 2007) e gli scaffali sono sempre più forniti in varietà, stili e quantità di marchi. Se 10 anni fa 9 volte su 10 si comprava una birra chiara, nella Grande distribuzione le birre speciali oggi rappresentano un mercato maturo che pesa 1,5 milioni di ettolitri e vale 466 milioni di euro (il 28,2% a valore) e, di conseguenza, hanno conquistato anche una buona fetta dello spazio a scaffale. Nei supermercati la crescita della birra si può vedere anche a occhio nudo, osservando lo spazio a scaffale dedicato, che ha visto il numero di referenze esposte passare da 111 a 133 (+20%). Ebbene, i due terzi (67,4%) del numero di referenze, ben 90, sono da attribuire alle birre speciali.
La rivoluzione che ha visto il passaggio dalla birra alle birre è dunque oggi una tendenza domestica, ma non solo. L’Ho.Re.Ca. continua a conservare un ruolo fondamentale. Ristoranti, bar, pub e pizzerie rappresentano infatti il 41% dei consumi di birra e generano il 75% dei ricavi del settore birrario italiano. Proprio nel fuori casa gli italiani hanno scoperto e continuano a scoprire nuovi stili, abbinamenti gastronomici, carte delle birre sempre più fornite e a prezzi abbordabili. Un insieme di elementi che hanno consentito al consumatore di sperimentare e di accrescere la propria personale cultura della birra.
La conferma di uno scenario in evoluzione arriva dalla ricerca “Gli Italiani e le birre speciali”, realizzata nel 2018 da DOXA per l’Osservatorio Birra, che guarda al fenomeno birra analizzando i motivi del gradimento crescente degli italiani per il “Drink Different”. Secondo lo studio (v. focus), ormai 7 italiani su 10 bevono birre speciali (ma solo 1 su 10 ha rinunciato alla classica chiara). Il 77% apprezza le sperimentazioni di nuovi ingredienti e sapori nelle birre speciali, mentre L’82% pensa che le birre – soprattutto a fronte dell’attuale varietà – si adattino perfettamente al cibo e alle ricette tipiche della dieta mediterranea. Una vera e propria rivoluzione epocale.