di Luca Salomone

L’Istituto centrale fa i conti in tasca agli italiani: si nota, secondo la dettagliata analisi – diffusa lo scorso 18 ottobre - che nel 2022 la spesa media mensile delle famiglie residenti è stata di 2.625 euro correnti, in forte aumento (+8,7%) rispetto ai 2.415 euro del 2021.

Un’impennata che, tuttavia, non corrisponde a un maggiore livello di acquisti reali, considerando che l’inflazione è salita, nei 12 mesi dell’ 8,7% medio (indice armonizzato dei prezzi finali).

Meno risparmi e nuovi stili

In sostanza, dal lato dei valori, il gioco è a somma zero. Le persone, si legge “hanno messo in atto strategie di risparmio per contrastare i rincari erodendo, spesso, quanto accumulato negli anni della crisi Covid. Nel 2020 e nel 2021 il tasso di risparmio lordo familiare è stato, rispettivamente, del 15,6% e del 13,2, prima di ridiscendere ai livelli ante pandemici, piazzandosi all’8 per cento”.

In moltissimi casi le scelte di acquisto sono cambiate, in particolare nel food and beverage.

Il 29,5% delle famiglie intervistate (32 mila) dichiara di avere provato a limitare, rispetto a un anno prima, la quantità, ma anche la qualità, del cibo, un comportamento che trova conferma nei dati sul commercio al dettaglio di generi alimentari, i quali segnalano in media, sempre nel 2022, un incremento tendenziale in valore (+4,6%), soprattutto nei discount, ma a fronte di uno speculare calo in volume (-4,3%).

Poiché la distribuzione dei consumi è asimmetrica e più concentrata nei livelli socioeconomici medio-bassi, la maggioranza degli italiani ha messo a budget un importo inferiore al dato medio con un 50% che si è fermato a 2.197 euro (2.023 euro nel 2021), dunque 455 euro sotto il dato nazionale.

Più in dettaglio, a fronte del marcato incremento dei prezzi di alimentari e bevande analcoliche (+9,3% la variazione su base annua dell’indice armonizzato), l’esborso dei nostri connazionali è aumentato del 3,3% rispetto all’anno precedente (482 euro mensili, pari al 18,4% della spesa totale): il 21,5% del budget per il cibo è destinato alla carne, il 15,7 a cereali e a prodotti a base di cereali, il 12,7% a ortaggi, tuberi e legumi, il 12% a latte, altri lattiero-caseari e uova, l’8,5 alla frutta e il 7,9 a pesce e frutti di mare.

Casa e utenze pigliatutto

Forte impulso per servizi e, marginalmente, prodotti non alimentari. Nel complesso, la spesa, che nel 2022 è stata di 2.144 euro mensili, è salita del 10% sul 2021. L’aumento più elevato (+32,2%) si osserva per il capitolo servizi di ristorazione e alloggio (134 euro mensili), seguito da ricreazione, sport e cultura (92 euro, +15,9% rispetto all’anno precedente).

Nel 2022, lievitano significativamente anche le cifre inerenti ad abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili (1.010 euro al mese, +10,6%, incremento in gran parte dovuto alla forte dinamica inflazionistica fatta registrare dagli energetici), per trasporti (+10,2%, 266 euro mensili), ma anche per abbigliamento e calzature (+10%, 103 euro).

Intorno a un +5% si attestano poi beni e servizi per la cura della persona, servizi di protezione sociale e altri beni e servizi (+5,3%, 120 euro mensili), assicurazione e consulenza finanziaria (+5,2%, 66 euro), informazione/comunicazione (+5,1%, 73 euro) e salute (+4,9%, 114 euro al mese).

Anche nel 2022 la quota di spesa per casa, acqua, elettricità, gas e altri combustibili, che sale dal 37,8% del 2021 al 38,5%, si conferma la più elevata, seguita da quella per alimentari e bevande analcoliche, che, però, scende dal 19,3 al 18,4 per cento.

Analizzando le varie zone geografiche si scopre che l’incremento degli esborsi è diffuso su tutto il territorio nazionale ed è particolarmente intenso nelle Isole (+10,7%), seguite dal Centro (+9,6%) e dal Sud (+9,5%), mentre Nord-Ovest e Nord-Est si mantengono al disotto del valore nazionale (rispettivamente, +8,1% e +7,5).

A parte i trend, i livelli più alti, superiori alla media nazionale, continuano a registrarsi nel Nord-ovest (2.900 euro di spesa), nel Nord-est (2.845 euro) e nel Centro (2.795 euro), mentre sono più bassi (e inferiori alla media nazionale) nelle Isole (2.196 euro) e nel Sud (2.118 euro). Nel 2022, nel Nord-ovest gli abitanti hanno pagato, in media, 782 euro in più rispetto al Mezzogiorno.

Infine, anche nel 2022, le regioni con la media mensile più elevata sono state Trentino-Alto Adige (3.466 euro) e Lombardia (3.051 euro), mentre Puglia e Calabria si sono confermate come quelle con la spesa più contenuta, rispettivamente 1.983 e 1.839 euro nei dodici mesi. La quota più alta per alimentari e bevande analcoliche si è registrata in Calabria, dove si attestava al 26,8%, a fronte del 18,4% osservato a livello nazionale e del 12,8% del Trentino-Alto Adige.