di Maria Teresa Giannini
Nel 2024 il Consorzio Europa festeggia 25 anni e la conclusione del primo semestre è stata occasione per la società, come ogni anno, per guardarsi indietro e guardare con orgoglio a quanto fatto nel 2023: il fatturato della rete di vendita, composta da negozi prevalentemente di prossimità ed esclusivamente di proprietà dei soci, si è attestato a circa 400 milioni di euro. Parliamo di una cifra sviluppata da circa 230 punti vendita soci, in media di 500 metri quadri, distribuiti in 31 province tra Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto e Toscana, che coprono una superficie commerciale complessiva di 10.000 mq e servono 150.000 clienti fidelizzati. Nel corso del 2023 il Consorzio Europa ha anche avviato un piano di restyling generale della rete per rispondere ad esigenze più moderne di mercato: di questo e di molto altro ha parlato Oreste Santini, presidente del Consorzio e neo-presidente del Gruppo Dit.
Il piano di ammodernamento, proseguito nel primo semestre del 2024, ha coinvolto diverse ristrutturazioni: quali in particolare?
Ci siamo focalizzati sui reparti freschi e, in alcuni casi, sulla ristrutturazione completa dei punti vendita. Gli interventi hanno interessato circa 30 punti vendita, con un investimento complessivo di 2,5 milioni di euro, di cui 1,5 milioni sostenuti dai soci e 1 milione da parte del Cedi.
L’ultimo fatturato consolidato del Consorzio Europa ha registrato un +7% rispetto al 2022: si direbbe un effetto diretto indotto dall’inflazione…o c’è dell’altro?
Siamo cresciuti anche nei volumi, ma la scelta decisiva è stata distribuire molto poco ai soci e sacrificare la marginalità in favore della quota di mercato.
Lei ha sostenuto che il Consorzio è capace di avere un’età media bassa tra i suoi imprenditori “per ciò che offre”: che cosa intende?
Mi riferisco alla nostra formula. Siamo una società consortile dalla struttura molto snella. Diamo ai nostri soci l’opportunità di avere in gestione un punto vendita che dopo 5-6 anni si può riscattare, una possibilità che rende l’attività molto più stimolante e redditizia per una famiglia giovane, per esempio composta da trentenni o quarantenni con due figli, che possono sperare di vedere finalmente come proprio il negozio dopo alcuni anni.
Com’è il rapporto numerico fra idm e private label?
Forse da questo punto di vista siamo un po’ in controtendenza ma da noi il cliente troverà sempre una prevalenza di prodotti dell’industria rispetto alle private label, che pure, questo va detto, hanno accresciuto nel tempo la loro importanza e la loro presenza nei nostri punti vendita: abbiamo cominciato nel ’99 e allora la nostra quota di pl era solo del 7%, oggi siamo al 17. Nel 2023 siamo cresciuti del 12% e abbiamo l’obiettivo di raggiungere il 20% dell’allestimento totale.
Come mai?
Da quando siamo nati siamo sempre stati percepiti come “il supermercato di prossimità dei grandi marchi” e vogliamo tener fede a questa fama.
Quanto del vostro fatturato passa dalle private label? Di quanti prodotti si parla?
Siamo passati da 7-8 milioni a 26 milioni per quanto riguarda il marchio Sigma. Oggi il nostro assortimento vede 1100 prodotti, ma arriveremo a 1500.
Qual è la vostra “torta” a livello di investimenti di comunicazione?
Anche noi, come altri distributori, abbiamo aumentato gli investimenti sul digitale. Tuttavia, per come sono strutturate le nostre attività promozionali, realizziamo soprattutto pop, volantini, depliant, flyer, che contano per il 65% del budget che destiniamo alla comunicazione. Se parliamo di advertising, invece, non investiamo sulla tv, ma già dal 2023 siamo molto presenti sulla radio radio sia a livello nazionale che locale. Al momento stiamo studiando un piano di comunicazione che andrà sui canali radio nazionali a partire dalla seconda metà di settembre 2024.
Il 2023, sulla scia dell'anno precedente, è stato un anno di alta inflazione: anche i vostri listini ne hanno risentito?
Direi di no. La nostra politica commerciale è semplice: compriamo circa il 70% in promozione quindi i soci ricevono la merce a prezzo calmierato. Per dare maggiore marginalità ai punti vendita. Questo ci permette di “immagazzinare” (per così dire) i prezzi di un certo momento e tenerli bassi durante tutta la suply chain. Va anche detto, però, che abbiamo una clientela per cui il prezzo è importante ma non determinante, lo sono invece altri elementi come il servizio e la qualità di ciò che vendiamo, e anche per questa ragione non abbiamo visto migrazioni di clientela verso i discount, cosa che tanti distributori, invece, hanno riscontrato.
Lei ha dichiarato che non escludete di ampliare il numero di imprenditori che sposino il vostro progetto: è una “porta aperta” ad alleanze o ad acquisizioni?
Nel caso si presenti l’occasione, si, valutiamo delle alleanze o acquisizioni. Pensiamo ai Ce.di., per esempio: se si presentasse l’occasione di un accordo con altre insegne per dimezzare i costi, lo faremmo volentieri. Non siamo attaccati alle poltrone: non dobbiamo mai perdere di vista il bene dei punti vendita, che sono il nostro vero patrimonio.
Siete presenti in 5 regioni di cui 4 del Nord e una del Centro (la Toscana): prevedete di espandervi ulteriormente verso altre regioni o verso il Centro-Sud?
Certamente vogliamo estenderci ma sempre in un’ottica di vicinanza con i punti vendita attuali: il cuore della nostra rete è la Lombardia, dove si concentra l’85% della nostra presenza, perciò vorremmo allargarci alle province e nelle regioni vicine. Non abbiamo la forza logistica per pensare a un’estensione verso il Centro-Sud, non nel breve termine almeno.
Per il 2024-2027 avete un piano di sviluppo che fonda su tre pilastri, ossia lo sviluppo continuo della rete, un ulteriore efficientamento logistico e le strategie commerciali e di marketing: quanto pesa la tecnologia su quest’ultimo?
Abbiamo il nostro e-commerce e accordi con Glovo per quanto riguarda la consegna della spesa ma, sarò sincero, siamo ancora molto attaccati al rapporto diretto con le persone e al commercio svolto in maniera tradizionale, vis-à-vis. Come Gruppo D.it stiamo provando ad innovare, utilizzando strumenti che ci permettano la profilazione come il Crm, con le quali vogliamo offrire ai consumatori prodotti e servizi sempre più personalizzati. Tuttavia, nello specifico del Consorzio Europa, lo strumento più usato – quando il consumatore non viene direttamente in negozio – rimane il telefono. Anche in ciò siamo in controtendenza, ma siamo convinti che sia il modo in cui il cliente viene servito, consigliato e “coccolato” a fare la differenza ancora oggi. Credo che in un mondo in continua bulimia di automazione e intelligenza artificiale, questo sia ciò che ci ha permesso di avere i numeri che abbiamo a livello di fatturato.