di Luca Salomone

Casino ha portato a termine, dopo una decisione già presa in luglio, la cessione della proprio costola energetica, Green yellow, una multinazionale delle rinnovabili valutata in 1,4 miliardi di euro, fondata nel 2007 e attiva in 16 nazioni (fra Europa, Africa, Asia, Sudamerica). L’azienda conta 520 centrali solari, 3.100 contratti e 740 megawatt di potenza installata.

Le redini passano ad Ardian

A rilevare questa imponente fabbrica del solare e del fotovoltaico è fondo Ardian, che ha, dalla sua, una particolare esperienza nel settore, visto che, già oggi, ha in portafoglio installazioni per 7,5 gigawatt di potenza e che, dunque, sarà in grado di affrontare i più che prevedibili sviluppi di GY.

Del resto, lo stesso Casino non è uscito totalmente dal business, ma, anzi, ha deciso di conservarne il 15%, con un investimento di 165 milioni di euro.

Ma perché lasciare ad altri le redini di un’azienda fortemente proiettata verso il domani?

Ovviamente e innanzitutto per motivi finanziari. Casino incassa in questo modo 600 milioni (al netto della somma riversata in Green yellow), i quali danno il proprio contributo a un piano di cessioni, al 2023, di asset non strategici per un valore di 4,5 miliardi. Una somma enorme e diretta, fondamentalmente, a supportare un piano che punta, da un lato, al ridimensionamento del canale ipermercati e, dall’altro, specularmente, guarda all’ulteriore incremento della prossimità distributiva.

Una macchina troppo complessa

Sullo sfondo c’è poi la volontà di snellire una mappa imprenditoriale che, a fronte di ricavi consolidati di 30,5 miliardi di euro presenta un livello di diversificazione enorme.

Il gruppo, infatti, conta oggi 3 divisioni: Francia, con le insegne Casino, Monoprix, Franprix e Naturalia; America latina, con Assaï, Gpa Extra, Exito, Libertad, Disco e Deveto; altre proprietà, come la stessa Green Yellow e l’e-commerce di tecnologia Cdiscount.

Ma il piano di cessioni e il conseguente flusso di denaro, serviranno anche a tenere botta a una congiuntura molto problematica, in cui ogni retailer deve confrontarsi con l’impossibile quadratura tra inflazione crescente e consumi calanti.

Standard & Poor’s, recentemente, ha abbassato il rating di gruppo Casino da B a tripla C, a causa di un rapporto debito netto/Ebitda che, nel 2022 dovrebbe situarsi, per la sola Francia, intorno a un moltiplicatore pari a otto.