Nei giorni scorsi si sono avuti, in vista di prossimi incontri ufficiali, i primi contatti tra Governo e associazioni della distribuzione e dei consumatori con l’obiettivo di intervenire in modo concreto per recuperare il sempre più anemico potere d’acquisto dei cittadini. Mister prezzi, evidentemente, lascia il tempo che trova.

L’idea ventilata è quella di intervenire (ma non si sa bene come) sulle catene distributive per cercare di contenere, e anzi ridurre, i prezzi dei principali generi alimentari. Federdistribuzione, come è noto, dall’inizio di maggio ha dato il via all’iniziativa che prevede forti sconti sui prodotti della spesa abituale in tutte le catene che aderiscono all’associazione sul territorio nazionale. Ma non è certo con operazioni di questo tipo, seppure utili, che si risolvono problemi di carattere strutturale e di più ampio respiro. Appare ovvio che si debba agire anche sul fronte legislativo.

La Francia, da questo punto di vista, è un po’ più avanti rispetto a noi. Da diverso tempo è in fase di discussione presso il parlamento transalpino la cosiddetta LME, la legge di modernizzazione dell’economia. Gli assi portanti di questa legge, volendo semplificare, sono costituiti da una maggiore trasparenza nelle transazioni commerciali e da un allentamento dei vincoli e delle normative che regolarizzano il commercio in terra francese.

La grande novità, in particolare, riguarda la libera contrattazione delle tariffe. Fino a oggi, infatti, i fornitori hanno “imposto” alle catene distributive francesi i propri listini di vendita in modo indifferenziato. Listini che, ovviamente, venivano “riveduti e corretti”, in fase di negoziazione tariffaria attraverso il riconoscimento di tutta una serie di ristorni e remunerazioni commerciali (i cosiddetti marges arrière) versati appunto dall’idm alla gdo. L’idea è quella di liberalizzare il confronto negoziale (i distributori potranno contrattare direttamente i listini con i fornitori) con l’obiettivo di rendere più trasparente il processo di contrattazione. Ma per le associazioni dei consumatori non è ancora sufficiente: vorrebbero, per una trasparenza ancora maggiore, che sulle etichette della merce in vendita fosse apposta una doppia indicazione recante sia il prezzo di cessione alla catena che quello di vendita.

Altro punto forte della riforma in fase di discussione è la regolamentazione dei saldi. La legge prevede infatti che i commercianti possano realizzare in qualsiasi momento dell’anno operazioni di saldo sui prodotti fine serie (a patto che non si traducano in vendite sottocosto).

La LME dovrebbe anche profondamente riformare lo sviluppo urbanistico commerciale. A cominciare da uno snellimento burocratico per la richiesta di licenze di apertura. Il limite di superficie al di là del quale sarebbe necessaria una specifica autorizzazione passerebbe così da 300 a 1000 mq. La classe politica francese sembra peraltro dedicare particolare attenzione al piccolo dettaglio. Lo dimostrerebbe una prevista riduzione della pressione fiscale che grava sulle piccole e medie superfici, così come un sostegno allo sviluppo del commercio di prossimità, soprattutto supportando progetti innovativi e tematici.

Non si può certo fare un confronto diretto tra la situazione distributiva italiana e quella francese. Ma siamo convinti che tra gli interventi previsti dalla LME vi siano interessanti spunti che anche il Governo italiano dovrebbe tenere in buon conto.