Un certo sollievo al rebus energetico, che rischia di appesantire ulteriormente i prezzi, arriverà, sicuramente, dal nuovo ‘Decreto aiuti’, approvato dal Cdm il 16 settembre. Il pacchetto prevede, fra l’altro, agevolazioni fiscali per le cosiddette imprese energivore, ma anche per quelle che non lo sono. In particolare, si legge nella sintesi dell’Esecutivo, che “alle aziende a forte consumo di energia elettrica e a forte consumo di gas naturale è riconosciuto un credito d’imposta pari al 40 per cento delle spese sostenute per la componente energetica, acquistata e utilizzata nei mesi di ottobre e novembre 2022”.

Il decalogo del risparmio

Basta o non basta? Ha qualche dubbio Confcommercio, che osserva: “Sono misure utili, ma da potenziare. Gli interventi in materia di crediti d’imposta volti a mitigare l’impennata dei costi energetici si sostanziano, infatti, in un beneficio del 40 per cento per gasivori e non gasivori, del 40 per cento per gli energivori e del 30 per cento per i non energivori. Ma si tratta di misure riferite ai consumi per il prossimo bimestre ottobre-novembre. Occorrono, dunque, interventi per il rafforzamento, in particolare, del credito d’imposta per i non energivori già operante per il trimestre luglio-settembre, oltre che per una copertura anche per il prossimo mese di dicembre. Andrebbe poi previsto un maggior ristoro per bollette con incrementi dei costi dei consumi elettrici per Kwh superiori al 100 per cento”.

Una delle domande che, in questo momento, si pongono consumatori e osservatori è: i supermercati spegneranno davvero le luci? E se sì, come quando e quanto?

Le istruzioni per l’uso ci sono già, visto che, il 31 agosto, le principali associazioni di settore si sono ritrovate a Roma, nella sede di Confcommercio, per dibattere proprio di ‘bollette pazze’: complessivamente, la spesa in energia per i comparti del terziario, nel 2022, ammonterà a 33 miliardi di euro, il triplo rispetto al 2021 (11 miliardi) e più del doppio rispetto al 2019 (14,9 miliardi).

Oltre a chiedere un più profondo intervento del Governo in fatto di defiscalizzazioni e agevolazioni, Ancc-Coop, Ancd-Conad, Confcommercio, e Federdistribuzione, hanno formulato un decalogo del risparmio, ampiamente condiviso, fra gli altri, dal Consiglio nazionale dei centri commerciali, ma anche da singoli retailer: spegnere le insegne luminose e le apparecchiature non necessarie in concomitanza con gli orari di chiusura dell’attività commerciale; ridurre l’intensità luminosa del punto vendita e spegnere, o ridurre in modo significativo, l’illuminazione in ambienti poco frequentati; regolare la temperatura ambientale dell’attività commerciale (riscaldamento/raffrescamento) nell’ottica di contenere i consumi; interrompere la funzione di riciclo dell’aria nelle ore notturne; tenere chiuse le porte di ingresso per evitare dispersioni termiche in assenza di lame d’aria; ridurre la temperatura dell’acqua utilizzata all’interno dei locali; utilizzare in maniera efficiente l’energia elettrica e il gas naturale per la cottura dei cibi, monitorando i relativi consumi energetici; utilizzare in modo efficiente le celle e i banchi frigoriferi, attraverso un corretto caricamento degli stessi, limitando le aperture allo stretto indispensabile e sensibilizzando anche la clientela a tal fine; utilizzare in modo efficiente gli elettrodomestici in dotazione all’attività commerciale; razionalizzare l’organizzazione del lavoro al di fuori degli orari di apertura al pubblico (pulizie, caricamento banchi ecc.) per abbattere ulteriormente i consumi.

Ma attenzione, segnalano le stesse associazioni: alcuni bisogni energetici sono incomprimibili. Si pensi ai banchi refrigerati, il cui assortimento, fatto di prodotti deperibili, è vitale per molte filiere produttive del made in Italy ed è un servizio fondamentale per i consumatori, che possono accedere a un assortimento di prodotti di qualità. I freschi e freschissim, infatti, rappresentano oltre il 45% delle vendite medie di un supermercato.

Esempi virtuosi

E ora? Ora il dibattito si è intensificato. Assofranchising, per esempio, pone l’accento sulle attività presenti negli shopping center. «Come categoria chiediamo di valutare la possibilità di chiusura selettiva anticipata per i negozi presenti nei centri commerciali, in base alle esigenze di ogni singola linea di business e ovviamente in accordo con la proprietà, senza che questo implichi il non adempimento del contratto – ha detto Alberto Cogliati, segretario generale dell’associazione -. Auspichiamo che il Consiglio nazionale dei centri commerciali, ma anche la politica, prendano in considerazione queste richieste, per dare respiro alla filiera, che diversamente si vedrà costretta ad applicare prezzi più alti con ulteriore aggravio per i consumatori finali, i quali saranno i primi a farne le spese».

Intanto alcune aziende si sono mosse in autonomia, applicando, in linea di massima, proprio il ‘Decalogo’ delle associazioni, un decalogo che dovrebbe, si spera, anche scongiurare il pericoloso autogol di un'indiscriminata limitazione degli orari, ben diversa da quanto ipotizzato da Assofranchising, o, addirittura, di rilanciare il tormentone delle serrate domenicali.

MD, già ai primi di agosto, dopo un test su 12 punti vendita, ha deciso di estendere a tutta la rete (800 punti vendita), un progetto di spegnimento parziale che garantirà un risparmio stimato in circa 10 milioni di Kwh in un anno, ossia 1870 Tep (tonnellate equivalenti di petrolio), con la conseguente riduzione di emissioni di CO2 in atmosfera, consentendo inoltre di rimettere in circolo energia preziosa.

Il gruppo guidato da Patrizio Podini ha previsto, grazie a impianti “di parzializzazione” già installati in tutti i negozi e Cedi, azioni come il monitoraggio dei consumi della rete da remoto, la segnalazione in tempo reale degli allarmi “porte aperte delle celle”, sensori per la regolazione della luminosità e l’accensione e spegnimento degli impianti…

Altro esempio virtuoso riguarda Unicoop Tirreno, che ha presentato il piano “Abbassiamo le luci contro il caro bollette”. La Cooperativa, per i suoi 96 punti vendita in Toscana, Lazio e Umbria e i suoi uffici, ha programmato una serie di misure come l’adeguamento della temperatura interna, la riduzione dell’orario di funzionamento degli impianti di condizionamento, lo spegnimento delle insegne e delle apparecchiature non necessarie dopo la chiusura dei punti vendita, l’abbassamento dell’intensità delle luci in alcuni momenti della giornata, la chiusura delle porte di ingresso dei punti vendita per evitare dispersioni termiche, l’interruzione durante le ore notturne del riciclo dell’aria, l’efficientamento dell’utilizzo delle celle stesse e dei banchi frigoriferi, così come degli elettrodomestici in dotazione. Con queste azioni Unicoop Tirreno stima di ridurre i consumi energetici di circa un milione di Kwh in un anno.