Bernardo Caprotti, fondatore di Esselunga, si è spento oggi all’età di 90 anni. Nel 1957, insieme ai fratelli e a una cordata di soci di cui facevano parte Rockefeller e Marco Brunelli, aveva dato vita alla Supermarkets Italiani, la futura Esselunga, che in poco più di 50 anni diverrà l’insegna modello della distribuzione italiana e non solo, leader, se non nelle quote di mercato, certamente per la capacità di fare scuola in termini di innovazione e di redditività dei propri punti vendita (la più alta in Europa). Con Bernardo Caprotti se ne va uno dei mostri sacri della distribuzione nazionale. Lascia un’azienda che ha raggiunto nel 2015 vendite per 7,3 miliardi di euro e una rete di 152 superstore e supermercati in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Liguria e Lazio, per un totale di 22mila dipendenti.
Si attende per domani sera la lettura del testamento, presso lo studio del notaio Carlo Marchetti di Milano. Secondo il diritto (articolo 542, comma 2 del Codice Civile) il defunto può disporre il lascito di un 25% del proprio patrimonio, un altro 25% spetta al coniuge e il restante 50% è suddiviso tra i figli, in questo caso tre: Giuseppe (classe 1960) e Violetta (1962), nati dal primo matrimonio, con Giorgina Venosta, e Marina Sylvia (1978), figlia dell’imprenditore e di Giuliana Albera.
Saranno dunque, ancora una volta, le decisioni – postume – del patron a fare la differenza nella composizione delle proprietà e dunque del Consiglio di Amministrazione. Il nuovo Cda stabilirà se il mandato esplorativo, affidato a Citigroup avrà un seguito, portando alla vendita del gruppo, o se verrà congelato.
Allo stato attuale, come si sa, in gara ci sono soprattutto i fondi Blackstone e Cvc ai quali, negli ultimi giorni, si sarebbero aggiunti i nomi di Bc Partners e di Investindustrial del finanziere Andrea Bonomi. il "boccone" resta invece troppo grosso, persino per retailer del calibro di WalMart e Carrefour.