“Tra i problemi per cui i prezzi dei carburanti nel Nostro Paese sono più elevati della media europea, sta senza dubbio il sistema di distribuzione, tant’è che secondo stime acclarate, una stazione di servizio su quattro ha una resa troppassa e nel prossimo futuro molte saranno costrette a chiudere, soprattutto nelle località meno transitate”: a sostenerlo è un’interessante articolo diffuso dal sito dello Sportello dei diritti, fondato da Giovanni D’Agata

La  complessità della rete non è però un fenomeno solo italiano anche perché dagli anni Ottanta il numero di fornitori si è quasi dimezzato nelle maggiori nazioni vicine. Nazioni che però sono partite da una posizione di indiscutibile vantaggio. Le statistiche dicono che nel 2011 da noi c’erano ben 22.900 stazioni di servizio, una cifra stellare, quando la si confronta con Germania (14.785), Francia (12.522), Spagna (9.226) e Gran Bretagna (8.921). 

“La tendenza alla chiusura, secondo cui il saldo negativo vede una quarantina di pompe in meno di anno in anno, dovrebbe accelerare. Si salvano da questo fenomeno solo quelle con annessi servizi di vario tipo, quali bar, tabaccheria e negozi, anche perché le compagnie petrolifere più importanti sono alla perenne ricerca delle migliori postazioni, specie quelle vicine ai centri commerciali – si legge ancora nella nota -. Probabilmente, la differenza numerica con il numero d’impianti all’estero, va ricercata nel fatto che sono meglio organizzati e distribuiti sul territorio e hanno scelto strategicamente la diversificazione delle proprie attività, tant’è che arrivano a realizzare il 70-80% del fatturato attraverso servizi diversi da quello della vendita dei prodotti petroliferi, mentre in Italia gli impianti che svolgono queste attività sarebbero ancora fermi al 15% del totale”. 

Per Giovanni D’Agata “la realtà italiana dimostra che il sistema distributivo contribuisce sensibilmente a tenere alti i prezzi dei carburanti, mentre un avvicinamento agli standard europei potrebbe invertire tale trend, unitamente a un’incentivazione all’apertura delle cosiddette “pompe bianche” ossia quelle stazioni di rifornimento non legate alle grandi compagnie petrolifere”.