E’ uno di quei dati statistici da sussurrare, per paura che non sia vero, che sia solo una rondine che non fa primavera e che dunque a gridare troppo se ne voli via spaventata. Fatto sta che il calo dei piccoli negozi e delle botteghe tradizionali ha avuto, per la prima volta da inizio 2012, una frenata e nel bimestre maggio-giugno il saldo tra chiusure e aperture è tornato in “nero” per 1.422 unità.

Ad affermarlo è l’Osservatorio Confesercenti: 7.546 nuove imprese, +88% rispetto a marzo-aprile (4.014). Da inizio 2013 hanno però chiuso senza essere sostituite 11.328 imprese. Ora si spera, spiega l’organizzazione, che questo piccolo “tesoro” non venga cancellato sotto una nuova raffica di tasse e schiacciato dall’italica burocrazia.

Nel primo bimestre i dati erano di segno del tutto opposto: 13.775 chiusure e 3.992 nuove aperture, ovvero una perdita secca di poco inferiore alle 10.000 unità.

Ad avere segni positivi, in termine di bilancio fra natalità e mortalità, sono stati il dettaglio alimentare e quello non alimentare, particolarmente nel Nord Italia. Tuttavia i negozi del mondo della moda hanno continuato a rimanere al palo