Ogni euro investito dal comparto del franchising genera 2,8 euro per l’intera economia nazionale. A dirlo è il recente studio di Nomisma realizzato per conto di Assofranchising, il marchio di rappresentanza del franchising italiano aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia. Nello specifico, lo studio ha valutato e misurato le componenti dell’impatto socio-economico riconducibili alla presenza e all’attività del franchising nel nostro Paese.

Secondo il rapporto, nonostante un clima congiunturale non particolarmente favorevole, il comparto ha raggiunto un fatturato di 30,9 miliardi di euro – in crescita del +7,1% rispetto all’anno precedente – impiegando una forza lavoro di 252.848 mila addetti.

Secondo gli ultimi dati disponibili, l’attività del comparto del franchising ha generato un impatto in termini di valore aggiunto pari a 37,122 miliardi di euro: di questi, 21,7 miliardi di euro sono attribuibili all’attivazione diretta, 4,4 miliardi a quella indiretta e 11,0 miliardi di euro all’indotto. L’impatto complessivo stimato da Nomisma è pari al 2,2% del valore aggiunto generato dal totale dell’economia nazionale.

Considerando il valore della produzione, l’impatto stimato è pari complessivamente a 85,686 miliardi di euro, con un moltiplicatore finale di 2,8: per ogni euro investito dal comparto del franchising, pertanto, si generano complessivamente 2,8 euro nell’intera economia nazionale.

Inoltre, l’impatto complessivo generato è pari a 657.219 occupati, con un moltiplicatore finale di 2,6: ogni posto di lavoro attivato dal comparto del franchising contribuisce all’occupazione di 2,6 lavoratori nell’intero Sistema Paese. I redditi da lavoro dipendente complessivamente generati sono pari a 14,5 miliardi di euro.

Nomisma infine rileva come gli impatti attivati non riguardino il solo settore del commercio, ma sono molteplici i comparti che attivano produzione (industrie del comparto tessile e abbigliamento per l’11,6% e attività immobiliari per il 7,7%), valore aggiunto (servizi immobiliari per il 15,5% e tessile-abbigliamento per l’8,4%) e occupazione (servizi di alloggio e ristorazione per il 10,0% e tessile-abbigliamento per l’8,7%).