di Luca Salomone

La Doria chiude in positivo l'ultimo bilancio precedente all’ingresso, con una quota di oltre il 63%, di Amalfi Holding, società indirettamente controllata da Investindustrial, perfezionato a fine gennaio 2022.

I ricavi consolidati salgono a 866 milioni di euro, con un +2,1% rispetto agli 848 del 2020 e l’Ebitda si attesta a 89,6 milioni, in progressione del 7,8.

Con riguardo all’utile di esercizio, di circa 45,3 milioni, il consiglio di amministrazione ha deliberato di proporre all’assemblea degli azionisti il suo integrale accantonamento al Fondo di riserva utili a nuovo, avendo la riserva legale raggiunto un quinto del capitale sociale.

Positiva la dinamica dei prezzi

Il miglioramento del margine operativo è dovuto alla dinamica positiva dei prezzi di vendita, che ha riguardato tutte le categorie di prodotti, e in particolare le conserve rosse, in conseguenza all’azzeramento delle scorte di settore nel periodo a ridosso delle campagne di trasformazione del pomodoro del 2020 e 2021.

E tutto questo nonostante l’anno sia stato ancora pesantemente condizionato dal Covid e a dispetto delle crescite record del 2020, che hanno caratterizzato tutto l’alimentare confezionato venduto nel retail.

Il commento di Antonio Ferraioli

Precisa l’amministratore delegato, Antonio Ferraioli: «Dopo l’ottima performance del 2020, anche i risultati del 2021 sono soddisfacenti. Il 2022, invece, che già prima dello scoppio del conflitto russo-ucraino, si prospettava come un anno difficile, gravato da forti spirali inflazionistiche legate alla pandemia, sarà caratterizzato, ancora di più, da pesanti incrementi dei costi, che impatteranno negativamente sulla marginalità, per l’estrema difficoltà di trasferire per intero i rincari ai clienti. In tale contesto, di generale incertezza, continueremo a lavorare sull’obiettivo prioritario del rafforzamento della leadership internazionale nel mercato delle private label, sia per linee interne, sia attraverso acquisizioni, forti di un modello di business dimostratosi vincente».

Le incognite della crisi ucraina

La guerra, osserva l’azienda, rappresenta una nuova minaccia per le forniture e i prezzi delle materie prime e complicherà ulteriormente la catena di approvvigionamento, in considerazione del significativo ruolo che Russia e Ucraina hanno nello scacchiere economico internazionale.

Le spinte inflazionistiche, inizialmente legate alla pandemia, saranno acuite dal conflitto in corso e graveranno sui costi della società.

La nuova ondata inflativa, con l’ulteriore rincaro dei prezzi delle materie prime e degli imballaggi, dei costi energetici e di trasporto, si rifletterà immancabilmente sui margini operativi del gruppo.