La ritrovata fiducia dei consumatori italiani nei confronti delle carni avicole e delle uova prodotte nel nostro Paese ha finalmente permesso la ripresa delle produzioni e dei consumi. Dopo la crisi della seconda metà del 2005 e del primo semestre del 2006, causata dalla psicosi di una possibile pandemia da influenza aviaria, nel 2007 si può infatti parlare di incrementi per l’intero settore.

Secondo i dati riportati dall’Unione nazionale dell’avicoltura, la produzione di carni avicole è aumentata del 7,1% raggiungendo 1,123 milioni di tonnellate mentre quella di uova è rimasta sostanzialmente invariata, con 12,836 milioni di pezzi.

Andamento positivo anche per i consumi, che si avvicinano ormai a quelli del 2004. I consumatori italiani hanno infatti acquistato oltre 1 milione di tonnellate di carne e 13,24 milioni di uova, con incrementi rispettivamente del 5,7% e del 2,3 rispetto al 2006.

Per quanto riguarda il fatturato, il settore ha raggiunto i 5,3 miliardi di euro, 3,9 per le carni e 1,4 per le uova. Nonostante l’inflazione, l’aumento dei costi di produzione, i rincari dell’energia e delle materie prime cerealicole, carni e uova continuano comunque a pesare sulla spesa alimentare delle famiglie come nel 2000.

La ripresa iniziata a metà del 2006 - commenta Aldo Muraro, presidente dell’Una - è proseguita per tutto il 2007, permettendo alle imprese del settore di ricominciare, sia pura con prudenza, a produrre e a ben commercializzare i loro prodotti”.

Previsioni poco incoraggianti, invece, per il 2008. Il continuo aumento dei costi di produzione a causa dei rincari di granturco, grano e soia, che costituiscono l’alimentazione del pollame italiano, e l’incremento delle produzioni in diversi Paesi comunitari lasciano temere che si registri, come è già avvenuto da gennaio a metà aprile, un appesantimento dei mercati.