Secondo l’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi nei settori ristorazione, abbigliamento e non food, elaborato da Confimprese-EY, peggiora il mese di ottobre con una flessione, ampiamente prevista, del -24,7%, in forte calo rispetto ai dati di agosto e settembre. Il dato del progressivo anno si attesta al -33,5%, che sale al -41% se consideriamo gli otto mesi marzo-ottobre. La situazione è in decisivo peggioramento per effetto delle restrizioni adottate in ottobre con le chiusure dei centri commerciali nei week-end.

Sul mese di ottobre perde terreno la ristorazione (-27,2%) con 11 punti rispetto a settembre, anche se il settore che ha perso maggiormente è l’abbigliamento con -26,5% (-12,9 punti in settembre), mentre altro non food è 15 punti percentuali migliore (-12,2%).

Tra i canali continua la discesa inarrestabile del travel con -64,6%, che porta a -60,3% il progressivo anno e -71,1% negli otto mesi marzo-ottobre. Continua, dunque, la desertificazione di aeroporti e stazioni per effetto della mancanza del turismo straniero e dell’indotto nel commercio, nei bar e ristoranti, che si riflettono di conseguenza sull’intera filiera.

Le aree Nord-Est e Sud riportano dati migliori rispetto alle aree Nord-Ovest e Centro. In particolare, negative Lazio, Sardegna, Liguria e Toscana, anche se la maglia nera va alla Campania con -31,5%.

Un’analoga situazione si riflette anche nell’analisi delle Pta (Primary trade area). Le high street (-31,3%) mantengono l’andamento peggiore già registrato nei mesi precedenti, testimonianza delle mutate attitudini di consumo dei consumatori, che privilegiano la vita di quartiere anche a causa della scarsa mobilità. Tuttavia, si registra un notevole calo anche nei centri commerciali (-26.5%), negli outlet (-16,3%), mentre i negozi che resistono di più si trovano nelle altre località (-20,8%).

«Il mese di ottobre gela la lenta ripresa dei consumi – commenta Mario Maiocchi, direttore Centro Studi Confimprese –. L’introduzione di misure restrittive nelle grandi superfici di alcune regioni e nella ristorazione, insieme a un clima di preoccupazione per il rinvigorire dei contagi e alla confusione generata nei consumatori da un susseguirsi di regole e limitazioni in continuo cambiamento e sovrapposizione nazionale, regionale e comunale, hanno contribuito a questa brusca inversione di trend. Il timore è che si possa prospettare ancora per i prossimi mesi un’alternanza di periodi simili al primo lockdown (-77,9%) e al post lockdown (-21,4%) con le pesanti conseguenze che si possono immaginare sulla tenuta del settore».

Inoltre, da una flash survey del centro Studi Confimprese emerge che nelle prime 2 settimane di novembre le politiche restrittive impattano fortemente sulle performance del comparto retail ristorazione e non food. Si accentuano le criticità del settore ristorazione con un trend fortemente negativo nelle vendite e una flessione media del -46,7% rispetto al periodo corrispondente del 2019. L’abbigliamento e accessori vede contrarsi le vendite del -48%, il non food limita i danni con un calo delle vendite pari al -19,3%. Male anche le rilevazioni nei centri commerciali, che evidenziano un calo degli ingressi rispettivamente del 51% nella prima settimana di novembre con ulteriore aggravamento al 60% nella seconda, cosa che fa presagire un fine mese ancora più negativo.

Tutte le aree geografiche flettono intorno al -34%, tranne il Sud che chiude a -29,8%. A sorpresa la peggiore regione è la Campania con -31,5%, mentre a livello di città Firenze si riprende lo scettro di peggiore con -42,8% e -41% nel progressivo anno.