Marco Usai

Nella conferenza stampa di martedi 22 novembre, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha illustrato alla stampa i punti salienti della prossima manovra economica del governo, che dovrà essere discussa ed approvata in Parlamento nelle prossime settimane. Misure che, se conformate, inciderebbero non poco nell’operatività della Distribuzione Moderna, soprattutto nel settore del Largo Consumo.

Taglio IVA su alimenti prima infanzia e dispositivi igienici femminili

Salta il taglio dell’IVA su pane, pasta e latte, da più parti già duramente criticato: impatto troppo modesto e rischio effetto boomerang per i produttori. L’intervento di riduzione dell’imposta interesserà, invece, i prodotti per la prima infanzia: dall’attuale 10% si passerà al 5% per omogeneizzati, biscottini e latte in polvere. Resta da vedere se sarà confermato il taglio, più consistente, anche per i pannolini, ad oggi ivati al 22%. Giù l’IVA anche per i dispositivi igienici femminili monouso non biodegradabili, già passata dal 22% al 10% all’inizio di quest’anno e che si attesterà al 5%: l’abolizione della cosiddetta “tampon tax” è una misura auspicata anche da molte aziende della distribuzione e rappresenta un sorpasso a sinistra non di poco conto per il governo più a destra della storia repubblicana.

Rinviata l’entrata in vigore sugar e plastic tax

Ancora un rinvio per la Sugar Tax, la tassa sulle bevande zuccherine già implementata in altri paesi europei come Francia, Norvegia e Irlanda. In Italia il provvedimento è stato varato nel 2019 e prevede l'introduzione di una imposta sul consumo di bevande analcoliche edulcorate pari a 10 euro per ettolitro nel caso di prodotti finiti e di 0,25 euro per chilogrammo nel caso di prodotti da diluire. Il governo Meloni ha deciso di posticipare al 2024 l’entrata in vigore dell’imposta. Stessa sorte per la controversa Plastic Tax, che dovrebbe gravare sul consumo dei cosiddetti MACSI (manufatti con singolo impiego), categoria in cui rientrano molti degli imballaggi presenti in Gdo (vaschette in polietilene, contenitori in tetrapack, bottiglie di detersivo in plastica dura ed imballaggi in polistirolo espanso). Tutto rinviato al 2024, ma in molti chiedono ora la definitiva cancellazione del balzello.

Arriva la Carta Risparmio Spesa, l’appello del governo ai distributori “volenterosi”

Con una dotazione di 500 milioni di euro, arriva la nuova Carta Risparmio Spesa: gestita dai Comuni con apposito bando, consentirà, almeno stando alle prime ipotesi, alle famiglie con reddito fino a 15.000 euro annui di acquistare un paniere di beni considerati di prima necessità. Il governo farà un appello a produttori e distributori per chiedere di aderire all’iniziativa calmierando ulteriormente i prezzi, promettendo pubblico riconoscimento: “racconteremo all'Italia chi ha dato una mano a calmierare i prezzi per le persone in difficoltà” ha affermato la Meloni in conferenza stampa. Il meccanismo non è ancora perfezionato, sarà comunque il governo a definire con decreto la lista dei prodotti che saranno venduti a prezzo scontato e potranno essere acquistati con il buono nei negozi e nelle catene convenzionate.

Concorrenza sleale, norma contro i negozi apri e chiudi

Tra i provvedimenti di natura fiscale, presenti in manovra, c’è anche una norma di contrasto alla pratica sleale dei negozi definiti “apri e chiudi”, che ogni ano sottraggono una quota di vendite non marginale agli operatori della distribuzione moderna. Recenti indagini della Guardia di Finanza hanno portato alla luce un meccanismo abbastanza rodato di evasione fiscale ad opera di società, sovente gestite da cittadini extracomunitari, operanti nel commercio di generi alimentari, prodotti per la casa e abbigliamento: nel giro di pochi mesi i titolari di queste attività aprono, non versano un euro alle casse dello Stato, fatturano, chiudono prima dei controlli, spariscono e ricominciano da capo. Tutto minuziosamente studiato, facendo anche leva su alcuni vulnus del sistema: dal 2023 alle prime avvisaglie, l’Agenzia delle Entrate avrà la facoltà di convocare gli imprenditori e disporre misure precauzionali, come il pagamento di una fidejussione, o misure più severe come la cancellazione della partita iva.

Il taglio del Reddito di Cittadinanza

Ci sarà sicuramente battaglia in Parlamento sul ridimensionamento del Reddito di Cittadinanza, cavallo di battaglia della compagine governativa in campagna elettorale, che dovrebbe essere revocato alla fine del 2023 ad oltre 500mila “occupabili”. Senza entrare nel merito della bontà della misura, si può sicuramente affermare che il taglio influirà non poco sul settore del Largo Consumo e, quindi, sui conti economici della Gdo: da una recente indagine Inps, infatti, emerge che il 41,5% dei beneficiari del reddito investe il sussidio in beni di consumo di prima necessità, soprattutto nelle isole e al Sud, dove la platea dei percettori e significativamente più consistente.