Nel 2020, il settore alimentare ha registrato una contrazione della crescita dell’1% (Ros 3,8%), rispetto al -8,9% dell’economia italiana. La flessione è dovuta principalmente alla contrazione del segmento Horeca, ma anche alla riprogrammazione degli investimenti in capacità produttiva, che sono stati posticipati alla fine dell’anno.

Il 2021 e 2022, però segneranno subito una ripresa, con una variazione prevista di poco inferiore al 6% annuo (Ros 6,8%), un tasso superiore alla previsione di crescita del Pil italiano (4,5-5%).

Il Roic, redditività del capitale investito, passerà dal 5,6% del 2020 al 10,7% del 2021. E la rimonta interesserà anche l’export che, nel biennio, avrà un aumento medio di 3 punti.

Nel 2021-2022 cresceranno di più i ricavi dei comparti dell’olio (+18,5), delle farine (17,5%) e del packaging, e quest’ultimo, in particolare, beneficerà della spinta del redesign sostenibile. Anche i settori del caffè (+15,3%) e del latte e derivati (+14,4%) saranno interessati da variazioni positive importanti, e superiori alle medie di settore, trainate dalla forte ripresa del fuori casa. Molto bene, infine, per il comparto delle attrezzature per l’alimentare, trainato dai nuovi investimenti stimolati dal piano di recovery.

Sono questi, in sintesi, i risultati di Food industry monitor, l’osservatorio realizzato ogni anno dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, in collaborazione con Ceresio Investors. L’analisi valuta le performance delle aziende, l’evoluzione dei modelli di business e i trend di mercato nazionali e internazionali.

L’edizione 2021 (la settima) è dedicata, anche, al rapporto tra performance economiche e scelte strategiche delle aziende agroalimentari in tema di sostenibilità e innovazione.

Dallo studio si rileva che l’81% delle impese intervistate si ritiene sostenibile e il 56% ha già messo in atto una strategia in questo senso. Il 78% ha, nella propria gamma, uno o più prodotti sostenibili, ma la scelta non si limita ai processi produttivi: il 54% è intervenuto sul packaging e il 44% valuta la sostenibilità anche dei propri fornitori, nel momento in cui li seleziona.

Inoltre, il 74% ritiene che attuare una strategia di comunicazione sul tema abbia un impatto positivo sulle vendite, nonostante il 63% reputi che processi produttivi sostenibili implichino un aumento dei costi.

Commenta Alessandro Santini, head of corporate & investment di Ceresio: “Un dato particolarmente significativo è quello relativo agli investimenti. Ben il 93% delle aziende dichiara, negli ultimi 5 anni, di avere allocato risorse sulla sostenibilità e l’80% effettuerà ulteriori investimenti nei prossimi 3 anni. Mediamente le aziende italiane hanno incrementato il proprio impegno finanziario su questa voce del 38,8% in un lustro, a testimonianza dell’inizio di un trend di cambiamento strutturale”.

Osserva Carmine Garzia, responsabile scientifico dell’Osservatorio e docente di Economia aziendale presso l'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo: “Le imprese che hanno una strategia di sostenibilità formalizzata, che hanno incrementato gli investimenti in sostenibilità negli ultimi 5 anni e che comunicano in modo efficace le proprie scelte, hanno performance di crescita decisamente superiori e un approccio proattivo all’innovazione, in particolare di processo, e questo si riflette sulle performance, sia nel medio sia nel lungo periodo”.

Nota metodologica

L’osservatorio ha valutato 854 aziende con un fatturato aggregato di 66 miliardi di euro, ovvero il 75% di tutte le società di capitale operanti nel settore. Sono stati presi in esame 15 comparti, per ciascuno dei quali è stato selezionato un campione, rappresentativo dell’offerta, costituito da aziende di medie e grandi dimensioni, con sede strategica e operativa in Italia, nel periodo 2009-2020, facendo riferimento a quattro profili: crescita, redditività, produttività e struttura finanziaria. I comparti analizzati sono: acque minerali, birra, caffè, conserve, distillati, dolci e prodotti da forno, farine, food equipment, packaging, lattiero-caseario, olii, pasta fresca e secca, derivati della carne, surgelati, vino.