Esplode il caro pane. Secondo i dati di Eurostat in agosto il rincaro medio, nell’Unione europea, ha raggiunto un dato del 18 per cento. Ma in Italia la variazione non è stata delle peggiori, attestandosi al 13,5 per cento in più sul corrispondente.

Il dato più pesante, pari al 65,5 per cento, si osserva in Ungheria, mentre una vasta area dell’Est, comprese le nazioni baltiche, si attesta intorno al +30 per cento. All’estremo opposto si collocano Francia (+8,2%), Paesi Bassi (9,6%), Lussemburgo (+10,2%) e Svizzera.

Osserva Eurostat: “si tratta di un aumento enorme rispetto all'agosto 2021, quando il prezzo del pane era in media del 3% più alto rispetto all'agosto 2020. Il fenomeno è dovuto in particolare all'invasione russa dell'Ucraina, che ha interferito in modo significativo sui mercati internazionali. Russia e Ucraina, inoltre, prima della crisi, erano grandi esportatori di cereali, grano, mais, semi oleosi”.

Appena una settimana fa Assipan, l’associazione italiana dei panificatori, aderente a Confcommercio, aveva dato l’allarme, in particolare sui costi energetici. «Abbiamo non più di sessanta giorni davanti – ha dichiarato il presidente Antonio Tassone -. Dato il prezzo dell’energia il rischio, dobbiamo dircelo, è che tra un paio di mesi il pane artigianale possa sparire dalle tavole degli italiani. Le piccole e medie imprese di questo passo scompariranno lasciando spazio ai grandi operatori industriali».

Secondo l’associazione le prime stime prudenziali degli effetti della crisi sul settore della panificazione, evidenziano che, da qui alla metà del 2023, in assenza di aiuti concreti e/o di interventi lineari e strutturali finalizzati a limitare l'impatto negativo della crisi energetica, si rischia di perdere fino a 1.350 imprese dell'intero settore della panificazione, che potrebbero chiudere senza essere sostituite da nuove, con una perdita di circa 5.300 posti di lavoro.