Si chiama Argea, cioè ‘Ar’ come arte e ‘Gea’, come terra, ed è il nuovo polo del vino italiano, nato per affrontare la sfida del mercato globale e portare il nostro prodotto nel mondo, nel rispetto dei più alti standard di qualità e sostenibilità. Fondatori sono Botter e Mondodelvino (famiglia Martini), con la regia di Clessidra, che ne detiene la maggioranza.

Le cifre chiave

In cifre la newco ha 6 sedi produttive in 4 regioni, ricavi consolidati di circa 420 milioni di euro nel 2021, un piano di investimenti intorno ai 50 milioni, esportazioni in 85 Paesi, per il 95% del fatturato.

Argea è anche il più importante operatore privato del settore, con uno staff di 500 collaboratori.

La rete commerciale è distribuita sia sui mercati dove il vino italiano è da tempo apprezzato – Usa, Regno Unito, Germania e Paesi scandinavi –, sia nelle aree con una tradizione enologica più recente: dalla Cina, alla Corea del Sud, al Canada…

La società è un unicum anche a livello produttivo, offrendo, con i propri marchi e cantine, moltissimi prodotti conosciuti nel mondo per la loro tipicità: Barbera, Nebbiolo e Moscato per il Piemonte, Sangiovese e Trebbiano per la Romagna, Prosecco e Pinot Grigio per il Veneto, Primitivo per la Puglia, Montepulciano d’Abruzzo e Nero d’Avola per la Sicilia.

Forte attenzione per la Gdo

Spiega, a Distribuzione moderna, il responsabile marketing, Enrico Gobino: «Le nostre direttrici di sviluppo sono tre: il canale tradizionale, come quello delle enoteche e del foodservice, per il quale creiamo vere ‘capsule’, la Gdo, verso la quale abbiamo una grande volontà di ascolto e l’online, che per noi è una componente della vendita diretta, nonché un’opportunità di crescita, attraverso un ulteriore arricchimento dell’offerta».

Secondo Gobino la moderna distribuzione «ha capito molto bene, che il proprio cliente ha oggi la voglia di crescere e di diventare sempre più competente. Da qui i numerosi progetti di canale, dedicati in particolare a varietà autoctone rievocate, come il Famoso dell’Emilia-Romagna, o ai vini Alta Langa piemontesi. I buyer italiani, inoltre, sono sempre più attenti a sviluppi dell’assortimento sui prodotti biologici e su tutti quei vini che abbiano elevate garanzie di naturalità, certificazione e qualità». E le private label? «Sono molto interessanti, specie quando ci sono solidi fondamenti e vere partnership industria/distribuzione. Le Mdd sicuramente costituiscono, anche per noi, un’opportunità, sia in Italia, sia all’estero».

Il commento dell'Ad

«Con questo progetto, unendo risorse tra le migliori del settore, Argea intende rappresentare una grande, nuova occasione per il vino italiano e per l’intero comparto enologico sui mercati mondiali – conclude Massimo Romani, amministratore delegato di Argea -. Tramite il nostro piano industriale desideriamo conseguire uno sviluppo etico e sostenibile, che coinvolga i collaboratori, le comunità e l’ambiente in cui operiamo. Si tratta di un percorso ambizioso, caratterizzato da ingenti investimenti, che permetteranno di allargare sempre gli orizzonti, con crescite importanti sia all’estero, sia in Italia».