di Emanuele Scarci

Divorzio difficile ma consensuale fra Amadori e il ceo Francesco Berti. Dopo aver lungamente smentito la notizia, l’azienda romagnola ha abbandonato una comunicazione maldestra e ha ufficializzato la separazione. Sulla tolda di comando arriva Denis Amadori, attuale presidente di Gesco, cooperativa a cui aderisce Amadori. Quindi stop alla divisione fra gestione e proprietà.

In un primo momento il gigante delle carni avicole aveva definito le indiscrezioni giornalistiche su Berti come "speculazioni apparse sulla stampa che non trovano riscontro alcuno". Nel comunicato diffuso, si legge: “Dopo un decennio di intenso lavoro comune e di reciproche soddisfazioni, Amadori, le aziende che operano per l’omonimo marchio e Francesco Berti hanno di comune accordo ritenuto concluso il lungo percorso di fruttuosa collaborazione”.

Berti era arrivato in azienda con il ruolo di direttore finanziario, poi direttore generale e infine amministratore delegato. “Arrivati alla conclusione di un ciclo aziendale così impegnativo, si sono aperte nuove esigenze e nuove sfide professionali sia per la proprietà, sia per il manager di lungo corso”, recita il comunicato.

La piramide

Il gruppo Amadori è costituito da una miriade di società operative. Al vertice, la Amadori spa è controllata dalla holding Fda, dove Flavio e Denis Amadori hanno fatto confluire il loro 54% della società operativa. Ciascuno dei fratelli ha il 27%. Sia Amadori spa che Fda hanno sede a Milano.
Flavio è presidente di Amadori spa e Denis amministratore delegato. Il restante 46% di Amadori spa è in portafoglio alle sorelle Loretta e Patrizia.

Conti ok

Nel 2021 il gruppo Amadori ha realizzato un fatturato di 1,36 miliardi di euro, +130 milioni sull’esercizio precedente; un Ebitda di 86 milioni e un utile di 18,7 milioni. Il patrimonio netto ammonta a 296 milioni.

Recentemente la società ha confermato le linee guide strategiche: crescita dell’offerta di prodotti a base proteica, consolidando il modello di filiera 100% italiana, integrata e sostenibile. Il piano strategico d’investimenti consentirà nel medio periodo di puntare a 1,7 miliardi di fatturato.