75 aziende utenti esaminate nel dettaglio con 158 applicazioni (132 esecutive e 26 progetti in fase di implementazione) e 33 aziende fornitrici di soluzioni e servizi. E’ questa la base empirica utilizzata per la ricerca dell'Osservatorio ITS, presentata da Alessandro Perego e Gino Marchet, responsabili scientifici dell’Osservatorio.

Il quadro dei risultati presenta sia luci che ombre. Da un lato emerge una diffusa adozione - ben al di sopra di quanto non accada in altri settori - delle soluzioni più tradizionali, come per esempio i sistemi di eSupply Chain Execution, utilizzati dal 60% delle aziende esaminate. Si tratta in genere di soluzioni di integrazione applicazione-applicazione basate su sistemi proprietari o standard EDI oppure di portali web based che supportano i processi di trasmissione degli ordini esecutivi, controllo dello stato di avanzamento delle spedizioni e certificazione dell’esito di consegna.

Un buon grado di adozione, anche se largamente al di sotto delle potenzialità, hanno anche le soluzioni di Transportation Management impiegate soprattutto per la pianificazione delle attività e per il controllo di gestione.

Dall’altro lato, l’adozione di soluzioni più innovative negli ambiti del Field Force Automation e del Fleet&Freight Management – tipicamente basate sulle tecnologie mobile e wireless, quali per esempio i sistemi GPS per la localizzazione dei mezzi, le applicazioni basate su telefonini/palmari e comunicazione cellulare, le soluzioni basate su tecnologie RFId – è meno diffusa e in alcuni segmenti del trasporto largamente inutilizzata.

In sintesi emerge una buona consapevolezza da parte delle aziende utenti delle potenzialità delle applicazioni: in circa due terzi delle applicazioni esaminate sono stati riscontrati benefici in termine di riduzione dei costi e in altrettanti casi benefici di miglioramento del livello di servizio.

Per quanto riguarda le criticità di implementazione, il primo importante risultato è che nella stragrande maggioranza dei casi (il 90%) è stata segnalata una sostanziale assenza di criticità. In generale emerge come il personale operativo, una volta che le soluzioni gli siano state correttamente trasferite, tipicamente non oppone resistenza al cambiamento e, anzi, ne comprende i benefici. La resistenza all’innovazione, riscontrata in alcune decine di progetti iniziati e poi abbandonati, è prevalentemente riconducibile alla scarsa conoscenza delle specifiche soluzioni ITS e alla conseguente difficoltà a comprenderne l’impatto sui processi di trasporto.

Dal punto di vista delle filiere del trasporto merci, in quello primario su gomma – trasferimento di merce con viaggi a carico completo, effettuati con automezzi di grandi dimensioni – sono adottate soluzioni ITS essenzialmente per lo scambio documentale e, con minore intensità, soluzioni per la gestione dei trasporti. Ben poco adottate le soluzioni di Field Force Automation e di Fleet&Freight Management, con la sola eccezione dei box GPS/GPRS a scopo prevalentemente di prevenzione da furti. Gli attori guida dovrebbero essere gli operatori logistici e le società di autotrasporto più strutturate, che però si trovano a operare in una filiera estremamente polverizzata e frammentata, con la conseguenza che ogni innovazione ITS ha di fatto implicazioni interorganizzative.

Più dinamica, in termini di applicazioni ITS, appare la filiera del trasporto secondario su gomma che si occupa della distribuzione per piccole partite, o a collettame. La forte enfasi sul livello di servizio al cliente e sulla conseguente tempestività sia del ciclo fisico sia del ciclo informativo costituiscono senza dubbio un fattore di spinta decisivo. Oltre alle applicazioni ITS più tradizionali, soprattutto nell’ambito dei corrieri espresso, ci sono diverse applicazioni esecutive o comunque progetti avanzati a supporto dell’acquisizione dei piani, della guida all’esecuzione delle attività e della rendicontazione.

Nella filiera del trasporto intermodale – che prevede l’utilizzo di due o più modi di trasporto senza rottura delle unità (semirimorchi stradali, casse mobili o container) – si riscontra una decisa apertura verso le applicazioni ITS, considerate un importante fattore per colmare il gap di servizio che da sempre ne frena lo sviluppo. Vi sono applicazioni e progetti in tutti gli ambiti applicativi, dai sistemi per la gestione delle attività di piazzale (o banchina) ai sistemi per l’integrazione e lo scambio documentale, dalle applicazioni di controllo accessi basate su RFId ai box GPS/GPRS per la tracciabilità delle merci. E’ questa forse la filiera più ricca di nuova progettualità, con un ruolo trainante giocato dagli interporti e dagli operatori del trasporto intermodale più aperti all’innovazione.

Una spinta decisamente più orientata all’innovazione basata su soluzioni ITS caratterizza le filiere specializzate nel trasporto a temperatura controllata e nel trasporto di merci pericolose. In questi ambiti si trovano i progetti più innovativi: dalla misura dei parametri di stato del mezzo e/o della merce alla interazione dinamica con gli autisti e i clienti, alla ripianificazione dinamica dei viaggi.

Lo scenario di adozione, non molto incoraggiante, va tuttavia interpretato alla luce degli elementi che rendono non banale l’adozione delle tecnologie ITC nel settore, e che costituiscono quindi fattori di freno e inibizione: la elevata frammentazione della filiera del trasporto merci in Italia (sia in termini di dimensioni ridotte delle aziende ai diversi livelli, sia in termini di scarsa integrazione verticale – sono pochissime le aziende che forniscono un servizio di trasporto door to door), la necessità in molti dei possibili progetti ITS di ridisegnare i processi sottostanti e infine la difficoltà di stimare i benefici, soprattutto quelli di natura intangibile (miglioramento del servizio al cliente e aumento della sicurezza), spesso preponderanti in molte applicazioni rispetto a quelli più facilmente stimabili (miglioramento della produttività).