Martedì 11 maggio le associazioni del commercio hanno indetto una pacifica azione dimostrativa – chiusura per alcuni minuti dei negozi dei centri commerciali italiani (si veda altro articolo di Distribuzione Moderna) per protestare contro un anno di normative anticovid che hanno investito con particolare intensità la rete dei 1.300 shopping center della Penisola, misure che continuano anche ora, con la chiusura durante i fine settimana e i festivi. Non solo. Gli esponenti delle sigle associative hanno anche incontrato le Istituzioni per instaurare un dialogo. In prima fila il Consiglio nazionale dei centri commerciali, guidato dal suo presidente, Roberto Zoia.

Forse è la prima volta che tutte le grandi associazioni sono tanto unite. Come è andata?

È stata, senza retorica, una vera giornata memorabile, anche per questa compattezza, una giornata della quale sono doppiamente soddisfatto. Basta dire che siamo riusciti a dialogare con tutti i partiti e le forze politiche. Quello che ci siamo detti è evidente, ma non certo banale: ossia che varie componenti della nostra ‘industry’ non sono più in grado di sostenere la pressione. Il fine settimana è un momento clou per ogni centro commerciale e per i suoi negozi, molto spesso imprese familiari, la situazione sanitaria è in miglioramento per merito di tutti – medici, popolazione, aziende, istituzioni -, la campagna vaccinale procede, in città tutti gli esercizi sono di nuovo aperti, a parte la ristorazione soggetta ancora a varie limitazioni… E allora perché i centri commerciali devono avere un ritmo di stop and go, quando sono poi, fin dall’inizio della pandemia, un luogo particolarmente sorvegliato in termini di sicurezza sanitaria e dato che essi contribuiscono a rendere meno intensa la concentrazione del pubblico nelle vie cittadine?

E le istituzioni cosa vi hanno risposto?

Hanno garantito che questo tema è al centro della loro agenda, una promessa che è tanto più impegnativa in quanto – come ho detto - tutte le forze politiche si sono presentate, dimostrando che le istituzioni sono sensibili, come lo sono i consumatori, colpiti dall’enorme adesione alla nostra simbolica fermata. Consumatori che ci sono rimasti fedeli in quanto i centri commerciali hanno continuato a vendere i beni ‘essenziali’, con i più moderni sistemi di sicurezza, fin da marzo 2020. Oggi più che mai le attività che si svolgono nei giorni feriali dovrebbero proseguire nei festivi e prefestivi. E questo perché da noi non entrano più persone del dovuto, grazie agli accessi contingentati e sorvegliati. Le mascherine sono, naturalmente, obbligatorie, la sanificazione è continua, la vigilanza forte e assicurata da uno staff dedicato e composto da numerosi addetti. Insomma, non abbassiamo la guardia, come del resto sta avvenendo in moltissime sedi sociali, commerciali e lavorative.

Dunque, tutto normale, da sabato 15 maggio?

Sarei un po’ più prudente. Infatti, si deve prima riunire la Cabina di regia governativa, per esaminare i dati del contagio aggiornati a venerdì 14. Nella migliore delle ipotesi slitteremo dunque alla settimana entrante. Ma il problema non è, dopo tanto tempo, di bruciare qualche tappa, ma di avere certezze per non dover dire ai visitatori che siamo chiusi, ma nemmeno noi sappiamo fino a quando. Questo rassicurerebbe le categorie dei nostri commercianti. E questo è stato il tema centrale per tutte le associazioni: Ancd-Conad, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese, Federdistribuzione e, appunto, Cncc. E questo è anche quello che abbiamo detto durante l’incontro, a Palazzo Chigi, con il Sottosegretario della Presidenza del consiglio e con il Ministro per gli affari regionali, Maria Stella Gelmini, i quali ci hanno garantito tempi brevi e una pianificazione imminente della riapertura.

Vaccinazioni: gli addetti del commercio sono a contatto continuamente con il pubblico. A che punto siamo?

Faccio una premessa. Il nostro rapporto con la struttura diretta dal generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per la campagna vaccinale, è stato ottimo e produttivo. Abbiamo offerto 160 siti, di cui 20 già operativi e in continuo aumento, che vaccinano ogni giorno migliaia di persone. Il nostro settore si è messo a completa disposizione della salute pubblica e resta pronto ad altri sforzi, in modo sempre e totalmente gratuito per ogni soggetto, istituzioni comprese. Come tutte le altre associazioni di categoria, anche il Cncc ha aderito al protocollo vaccinale per i dipendenti. Ma, per ora, vale la regola della fascia di età, a parte categorie molto esposte, come medici, infermieri e persone con serie patologie croniche. In ogni caso ci è stato detto ufficialmente che, una volta conclusa la campagna degli over 60, si comincerà a ragionare in base all’occupazione. Tutte le aziende di distribuzione potranno così promuovere la vaccinazione dei propri lavoratori.

Ci sarà veramente il cosiddetto revenge spending?

Penso proprio di sì, visto che è accaduto in altri Paesi. Nel Cncc sono rappresentati anche operatori multinazionali, i quali ci hanno dimostrato, dati alla mano, che in nazioni come Cina e Polonia il fenomeno è tangibile, con affluenze molto superiori al pre covid. È chiaro che le popolazioni, costrette in casa e impaurite dalla situazione, abbiano finito per risparmiare. Dunque, nei primi mesi, riscontreremo, anche da noi, una maggiore voglia di spendere e di premiarsi. I centri commerciali, nel frattempo, dovranno adeguare qualche merceologia che ha sofferto di più e dare nuovi servizi, o migliorare quelli già esistenti. Penso ai cinema che, negli Usa, tornano alla ribalta.

Finalmente una nota positiva?

Sicuramente, però oggi la priorità non è cavalcare l’onda, ma pensare al modo di sostenere i consumi a medio termine. Ci attende la sfida epocale del recovery plan, sul quale abbiamo fatto e faremo una serie di proposte, dal momento che è chiaro che i nostri complessi commerciali sono più che mai utili nella transizione ecologica e nel miglioramento dell’efficienza energetica. A dispetto del momento e non certo a caso, abbiamo approvato il nostro ‘Manifesto di sostenibilità’, per invitare i nostri soci a guardare al futuro, un futuro che non può prescindere dall’impegno di tutti, compreso lo Stato.

Quali centri commerciali hanno sofferto di più?

Sicuramente i grandi centri, che hanno bisogno di grandi afflussi, e quelli lontani dalle maggiori città. Diverso il discorso per i centri di vicinato e per quelli di provincia. In ogni caso il sistema ha patito talmente a lungo che non ci si può aspettare di ripartire senza adeguamenti e accorgimenti, anche perché certe abitudini e pratiche, come lo smartworking, non cesseranno con i vaccini, come non cesseranno il clicca e ritira e il delivery, tendenze del futuro che però questo presente ha accelerato e stabilizzato. Certe merceologie, come l’abbigliamento formale, legato al lavoro in presenza, agli eventi e alla socializzazione, continueranno a soffrire, mentre altre, come l’elettronica, resteranno brillanti, in parte grazie all’ottimo lavoro svolto dai retailer i quali, persino durante i momenti peggiori dei vari lockdown, hanno saputo mixare alto livello di servizio e contenimento dei prezzi.

Cosa direbbe ai vostri lavoratori?

La pura verità. Sono preoccupato, perché la pandemia è durata molto a lungo e gli effetti si sentono e si sentiranno, anche se speriamo in un saldo positivo grazie ai nuovi servizi e ai nuovi mestieri creati sia dalla pandemia, sia dalla riapertura. La crisi c’è: dunque il Paese ha bisogno di recuperare, ma come si può recuperare senza la certezza di un reddito? È una domanda che, in fondo, può essere una rassicurazione, perché se i lavoratori hanno bisogno dell’Italia, l’Italia ha bisogno di loro.

Ultima ora:

L'intervista è stata raccolta l'11 maggio. Oggi, 18 maggio, in seguito alle nuove normative, Roberto Zoia, in una nota stampa, ha commentato quanto segue: “Siamo soddisfatti e con piacere accogliamo la decisione del Consiglio dei Ministri, su proposta della Cabina di Regia, che permetterà ai centri e parchi commerciali di tornare alla piena operatività nei giorni festivi e pre-festivi a partire dal 22 maggio. Dopo oltre un anno di chiusure forzate e di sacrifici, per gli 800.000 lavoratori del nostro settore è finalmente giunto il momento di tornare alla loro consueta attività, che confidiamo possa contribuire positivamente ad una tenuta dell’occupazione dell’intero comparto dei centri commerciali. Ci auguriamo che la riapertura totale delle nostre strutture, nel rispetto dei protocolli di sicurezza adottati fin dall’inizio della pandemia, aiuterà in modo significativo il rilancio dei consumi, elemento essenziale per garantire anche una ripresa sostanziale dell’economia del Paese. Auspichiamo, inoltre, che il Governo terrà alta l’attenzione sul nostro settore, che ha sofferto per molti mesi a causa delle limitazioni adottate, e che provvederà a fornire adeguati sostegni all’intera filiera. Riteniamo infatti fondamentale che le nostre imprese possano beneficiare di tali misure per favorire la ripresa e per assicurare i livelli occupazionali pre-pandemia. Da parte nostra, continueremo a collaborare, garantendo la massima sicurezza all’interno delle nostre strutture e ribadendo la messa a disposizione dei nostri spazi da adibire ad hub vaccinali”.