Nata nel 1920 a Spoleto, in provincia di Perugia, Monini, azienda orgogliosamente italiana e familiare, è oggi un primo attore nel mondo dell’olio extravergine d’oliva con un giro d’affari di 155 milioni di euro, in forte crescita, come ci spiega Maria Flora Monini, direttore immagine, comunicazione e relazioni esterne dell'azienda. Anche quest’anno i successi non sono mancati…

Com’è andato questo 2020 tanto particolare?

Per Monini il 2020 si è chiuso con dati di vendita in forte crescita. Il fatturato (Italia ed export) è cresciuto del 7,9%, mentre le vendite a volume sono aumentate del 17 per cento. Sono cresciute sia le vendite nazionali, sia quelle estere, che ora pesano quasi il 45% del giro d’affarii aziendale, grazie al contributo positivo di Paesi importanti per Monini, come Francia, Polonia e Australia.

E i vostri best seller?

La crescita dell’azienda si è concentrata sui prodotti a marchio Monini, che rappresentano ormai il 94% delle vendite a volume, e sul canale Gdo. L’Horeca, in Italia in particolare, ha sempre avuto un ruolo minore nelle nostre strategie, anche prima della pandemia. Molto bene l’e-commerce - concentrato su Amazon e su altre piattaforme e-grocery -, che ha registrato incrementi esponenziali, pur rimanendo ancora, per noi, un canale estremamente piccolo.

Insomma, un anno positivo…

Sì, il 2020 lo è stato, anche a livello di crescita del mercato, sia in Italia, sia all’estero. Nel nostro Paese, il più importante per la categoria, con oltre 180 milioni di litri venduti nel 2020 (dati Nielsen iper+super+libero servizio+discount) e 802 milioni a valore, si è registrata una crescita del 6,5% a volume rispetto all’anno precedente. Monini ha performato più della media, incrementando la quota e il sell-out a volume del 14,4 per cento.

Quali gli elementi del successo?

Sono numerosi i fattori che hanno guidato la crescita dell’azienda nel 2020: sicuramente l’aumento dei consumi nel periodo Covid-19, che ha caratterizzato quasi tutte le categorie food, ma anche una dinamica dei prezzi dell’olio extravergine d’oliva (in calo sia sui prodotti 100% italiani che non) che ha stimolato gli acquisti. Altrettanto importante il contributo delle numerose iniziative di marketing, come il lancio di due nuove linee di prodotto: la gamma Selezione Italiana e la linea Il Decantato. Anche a livello di comunicazione lo scorso anno ha visto Monini estremamente attiva, con una nuova campagna istituzionale dal titolo “Buon Appetito Italia” che è andata on air, nel nostro Paese, in TV e radio, in primavera e in autunno, e una campagna digital/social per supportare il lancio della linea Il Decantato.

Parliamo della sostenibilità…

Il 2020 è stato proprio l’anno di presentazione di “A hand for the future”, il piano di sostenibilità 2030, un importante progetto che nasce con l’obiettivo di comunicare, in modo semplice e a tutti gli interlocutori, la strategia che intendiamo adottare per contribuire al benessere di questa generazione e di quelle che verranno, da qui ai prossimi dieci anni. Il tema della sostenibilità è diventato rilevante anche nel mercato dell’olio extravergine. I consumatori sono alla ricerca di trasparenza e qualità. Tematiche come la tracciabilità e le certificazioni di qualità saranno sempre di più driver di scelta e acquisto.

Mi faccia qualche esempio…

La nuova Selezione Italiana Monini nasce proprio su queste fondamenta: 3 prodotti di qualità superiore, 100% italiani, con origine tracciabile grazie a un QR code presente in etichetta, e certificati dal Consorzio extravergine di qualità, che assicura il rispetto di standard superiori. Fanno parte della Selezione Italiana Monini tre prodotti: Il GranFruttato, dal gusto deciso; L’Amabile, dal gusto morbido e Il Bios, olio extravergine d’oliva biologico, recentemente premiato fra gli oli extravergine migliori al mondo al premio Biol, la principale manifestazione internazionale dell’intero comparto dedicata al biologico per numero di partecipanti (produttori olivicoli), numero di Paesi, di esperti e consumatori coinvolti, citazioni sulla stampa, specializzata e non.

L’ultima campana oleicola è stata molto scarsa. Come avete reagito?

Abbiamo monitorato e monitoriamo costantemente l’andamento della campagna olearia e, con non poca difficoltà, ci approvvigioniamo da fornitori selezionati che ci garantiscono i nostri standard qualitativi elevati.

Come si può spiegare al consumatore che, per forza di cose, il vostro settore ha anche bisogno di olio estero?

In Italia si produce 1/3 dell’olio necessario per coprire il fabbisogno domestico, dell’industria di conservazione (sottoli) e dell’export: quindi, inevitabilmente, il Paese necessita di importare oli dalle nazioni che ne producono maggiormente. Tutto sta nel saper selezionare e scegliere il prodotto di qualità che si produce. Perché l’olio evo è buono ovunque, quando è fatto bene: non solo in Italia, ma anche all’estero, si producono oli evo di altissimo livello.