di Maria Teresa Giannini

Con 600.000 casi stimati (l’1% della popolazione) di cui 225.418 accertati da una diagnosi, la celiachia si conferma una delle intolleranze alimentari più diffuse nel nostro Paese, come evidenzia la relazione che ogni anno viene presentata alle Camere. La correlazione tra i vari disturbi fisici (e in casi più rari psicologici) di alcune persone e i cibi a base di graminacee con glutine, fu realizzata per la prima volta in Inghilterra nel 1952 e da allora, per 70 anni, le aziende del settore alimentare si sono date da fare per realizzare e implementare prodotti gluten-free, come Dr Schär. Il gruppo di Postal (Bolzano), che conta più di 1.450 dipendenti e 17 sedi in 11 Paesi, vantava, nel 2020, un giro d’affari di 419 milioni di euro e, nel 2021, ha continuato ad avere un trend di crescita positivo, confermando la propria posizione di leader del mercato. Pane, dolci e sostitutivi del pane sono state le sottocategorie che hanno registrato le performance migliori, seguiti da quella della pasta. La categoria dei cereali è stabile, mentre quella della farina è risultata in flessione, in risposta all’over performance del 2020, spiega William Galletti, Head of sales Gdo Italia di Dr. Schär.

Quanto è importante per voi il mercato interno?

Il mercato italiano è centrale in ottica internazionale considerando che, nel comparto del food, i nostri prodotti sono sinonimo di eccellenza qualitativa in termini di gusto e sicurezza. Pensiamo in particolare a quei cibi che sono pilastri della dieta mediterranea, come le tante tipologie di pane, la pasta, la pizza, i taralli o le lasagne al forno, che noi riproponiamo in versione senza glutine. Dal punto di vista dei trend, il nostro Paese sta rispondendo responsabilmente alla domanda pressante di minore impatto ambientale.

Parliamo delle vostre azioni sostenibili…

Siamo impegnati, come azienda, a tutelare la filiera agroalimentare e a utilizzare materie prime sostenibili, a garantire il benessere animale, a sostituire le fonti di energia classica con quella rinnovabile e a ridurre gli imballaggi o, almeno, a utilizzare per essi materiali riciclabili. La valorizzazione della biodiversità è un altro tema chiave nella strategia di Dr. Schär, che ha scelto di promuovere la rotazione di varie colture minori al posto delle monocolture intensive. L’azienda è partita dal progetto internazionale Re-Cereal, nato per migliorare la qualità e la resa di avena, grano saraceno e miglio, ma anche per favorirne nuovamente la diffusione nell’area alpina, storicamente vocata a queste colture.

Qual è il vostro rapporto con la Gdo?

Per noi è molto importante collaborare con le insegne per migliorare la customer experience, oltre che per definire quali siano i prodotti in cui il gluten free rappresenta il “motivo di acquisto” e che hanno diritto ad essere presenti nello scaffale dietetico. Nei vari progetti svolti in questi anni, siamo riusciti non solo a migliorare fino al 30% le performance di sell-out nelle insegne trattanti, ma anche ad aumentare la soddisfazione del consumatore premium, un risultato confermato da numerose analisi in-store.

E con l’Horeca?

Qui opera una divisione specifica, Schär Foodservice, istituita nel 2009 e dedicata, appunto, al fuori casa. A questo proposito va detto che, nonostante i molti esempi virtuosi, continuiamo il nostro lavoro di sensibilizzazione sulla celiachia perché riteniamo che nella ristorazione ci sia ancora bisogno di diffondere informazioni corrette per la somministrazione del senza glutine. Dal 2011, medici e nutrizionisti possono informarsi in merito ai progressi del settore sulla piattaforma del Dr. Schär Institute, una rete di esperti di altissimo profilo, impegnati nello studio della celiachia e nella ricerca sulla sensibilità al glutine non celiaca. Anche le associazioni dei consumatori sono per noi partner fondamentali: i nostri prodotti infatti sono certificati da Aic (Associazione italiana celiachia), riportano il logo “Spiga Barrata” e sono quindi presenti nel Prontuario degli alimenti senza glutine.

Quale impatto ha avuto l’ingresso di aziende alimentari generaliste, a cominciare dal settore della pasta?

L’entrata in un comparto dinamico e in crescita, come quello del gluten free, era prevedibile. Ciò nonostante, le scelte dei consumatori continuano a premiare il know how consolidato di Dr. Schär e la sua specializzazione nel settore. Negli ultimi anni abbiamo lavorato in particolar modo all’ottimizzazione delle ricette che stanno alla base dei prodotti, coniugando l’aspetto nutrizionale e il sapore, in un assortimento variegato capace di intercettare gusti, necessità dietetiche e stili di vita differenti. Presentiamo un’offerta interessante anche a quei consumatori che scelgono di acquistare prodotti senza glutine perché, per esempio, vogliono provare cibi con un tipo diverso di cereali. Tutto ciò si deve al lavoro di ricerca, tanto sull’aspetto nutrizionale, quanto su quello organolettico, svolto, ogni anno, a partire dal 2003, dall’R&D Centre Dr. Schär, situato nell’Area Science Park di Trieste: qui è presente un team composto da professionisti di diverse discipline scientifiche e tecniche che collaborano con istituti, centri di ricerca e università, italiane e internazionali.

Immagino che i social siano per voi un importante canale di comunicazione. Cosa ne pensa?

Confermo. Sono sempre più strategici per essere vicini al consumatore e la community di Dr. Schär, gestita internamente, non fa eccezione: è in costante espansione e segue le attività online con interesse, come dimostra l’alto livello di engagement. Di recente, l’azienda ha creato anche un nuovo profilo Instagram, schaersenzaglutine_it., interamente dedicato alla fanbase italiana: qui gli utenti possono trovare ricette, consigli, iniziative e novità relative a Dr. Schär e al mondo del senza glutine.

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