A inizio novembre il giovane top manager Cyrill Ninneman, 34 anni, ha assunto la guida, in veste di amministratore delegato, di Bonprix Italia, alla quale fanno capo anche Svizzera, Slovenia, Austria, Grecia e Spagna per un fatturato complessivo di quasi 260 milioni di euro. Il marchio, parte del colosso tedesco Otto (15,6 miliardi di euro di vendite), ha avuto un forte incremento a livello internazionale, raggiungendo, secondo Statista, 1.760 milioni nell’esercizio 2020-21. Ma, cosa ancora più importante, il brand ha mantenuto, nel tempo, un ritmo di crescita costante. Basti dire che dieci anni fa, nel 2011-12, i ricavi, già importanti, erano di 1.165 milioni. Certo l’effetto Covid, ultimamente, ha dato una spallata e aperto nuove sfide, come ci racconta lo stesso Ninneman.

Nel 2020 Bonprix ha totalizzato un +19%, nell’area di sua competenza, e un +25% di vendite nella sola Italia. Quali i motivi?

La pandemia e il relativo passaggio dal traffico offline a quello online è stato sicuramente il fattore decisivo, quello che ha fatto esplodere il settore dell'e-commerce e anche il nostro business. In realtà ne hanno beneficiato in particolare quelle aziende che erano ben preparate - e sufficientemente agili - da reagire alla nuova realtà. Del resto, Bonprix ha vissuto, da tempo, una trasformazione di successo verso una strategia guidata dall’online. Grazie alla nostra mentalità flessibile, incentrata sul cliente, siamo stati in grado di ‘scalare’ rapidamente le nostre attività di marketing, per trarre profitto dal cambiamento. Quindi il dato è sicuramente riconducibile a un mix di fattori, esterni e interni.

E a livello internazionale?

Il quadro è simile e, da anni, cresciamo con profitto: il 2020 è stato straordinario e, prevedo, che anche nel 2021 non potremo lamentarci.

Come si sono mosse le vostre vendite nel 2021, con la riapertura dei negozi fisici e con molti mesi che non sono stati certo brillanti per il pronto moda?

Ha ragione, il 2021 è impegnativo. Mentre la prima metà dell'anno è stata ancora influenzata dai lockdown, ora soffia un vento contrario, come per quasi tutti i player dell’e-commerce, a livello internazionale. La diminuzione del traffico online sta incontrando una pressione crescente da parte della catena di approvvigionamento, dove i costi logistici e i prezzi delle materie prime sono in aumento. Ma quello che si deve tenere a mente è che ci stiamo confrontando con uno scorso anno anomalo, motivo per cui la performance complessiva è ancora molto valida.

Per quale motivo, in Bonprix, dall’Italia vengono gestite anche Grecia, Slovenia, Austria, Svizzera e Spagna?

Direi che la ragione principale dell'Italia come centro di questa vasta attività internazionale è proprio da ricercarsi nella mentalità italiana. Nel nostro quartier generale di Valdengo, nel biellese, siamo stati molto flessibili nel trovare soluzioni per i processi aziendali e le giuste soluzioni IT per lanciare nuovi mercati, che erano e sono, tuttora, gestiti dalla nostra Penisola.

Quali sono i suoi programmi per Bonprix?

Per quanto riguarda il nostro marchio Bonprix, stiamo ovviamente cercando di stabilizzare le vendite sul livello raggiunto negli ultimi anni, il che sarà abbastanza impegnativo, alla luce della concorrenza in ingresso in tutta l'Europa meridionale. Le piattaforme di moda svolgono un ruolo cruciale nell'ambiente competitivo; quindi, una delle nostre domande strategiche sarà come gestirle. Solo un esempio: vendiamo su Zalando Italia dal 24 novembre. La chiave, per noi, sarà di svilupparci ulteriormente come marchio di moda ed essere presenti dove si trova il nostro cliente e di lavorare ulteriormente sulle nostre attività di marketing digitale e sui social. Inoltre, qui in Italia, stiamo anche progettando di offrire le nostre competenze e-commerce ad altri marchi e aziende. Abbiamo già iniziato a proporre operazioni di warehousing e call center a soggetti esterni e svilupperemo ulteriormente questo programma, magari aggiungendo anche soluzioni software.

Pensa che aprirete altri negozi fisici, oltre a quello presso Gli Orsi di Biella?

I negozi fisici sono ovviamente una grande opportunità, per i clienti, di toccare e sentire effettivamente i nostri vestiti, prima di acquistarli, ma anche una grande opportunità per noi di incontrare personalmente i nostri clienti, cosa che accade di rado nella vendita a distanza. Tuttavia, dato l'aumento della quota di vendite online e la maggiore comodità di questo canale, è molto difficile per il dettaglio classico mantenere un chiaro vantaggio rispetto al canale telematico. I lockdown e i comportamenti di acquisto consolidati nel 2020 di certo non hanno aiutato il retail tradizionale. Quindi, per ora, non prevediamo di espandere i nostri negozi. Dovrebbe comunque a venire ad Amburgo, per visitare il nostro concept store, dove l'intera esperienza di acquisto è accompagnata da un'app mobile che elimina gli svantaggi dell'esperienza di vendita al dettaglio, come i tempi di attesa davanti ai camerini. Merita davvero ed è il nostro laboratorio per progettare il retail offline di domani.

Voi avete una pluralità di canali, comprendendo le vendite per corrispondenza e televisive. Oggi bisogna essere presenti ovunque, d’accordo. Ma, limitatamente all’Italia, come si muovono i vari canali?

I canali a distanza sono tutti destinati alla crescita, perché, rispetto ad altri Paesi europei, la quota delle vendite di moda online sul totale è ancora relativamente bassa. Quindi è logico aspettarsi che la maggior parte degli incrementi avvenga proprio nel nostro particolare settore, con una tendenza accelerata dalla pandemia in modo, ritengo, permanente.

Sostenibilità e moda: qual è la strategia di Bonprix?

Come Bonprix siamo molto impegnati nella strategia di sostenibilità adottata dalla nostra azienda madre, Gruppo Otto, e qui in Italia stiamo perseguendo diversi obiettivi principali. Per esempio, stiamo contribuendo al processo che ci porterà a diventare climaticamente neutrali entro il 2030 e puntiamo anche a trovare soluzioni circolari per i nostri tessuti e imballaggi. Tutto questo lo faremo coinvolgendo attivamente i nostri dipendenti e comunicando i nostri sforzi ai clienti. Ancora più importante, dal mio punto di vista, è il fatto che non ci limitiamo alle parole, ma rendiamo i nostri sforzi misurabili con i KPI e quindi fissiamo obiettivi tangibili. Questo tipo di misurabilità è fondamentale, se si intende davvero mantenere una promessa di sostenibilità.