di Emanuele Scarci

“Ci sono sovrapposizioni ma sono gestibili e quando qualcuno dice che si sono formati gruppi con un’accozzaglia di insegne credo si riferisca alle supercentrali e comunque non ci sentiamo chiamati in causa. Cercateli altrove”: Maniele Tasca, direttore generale di Selex difende a spada tratta la recentissima integrazione con il gruppo Sun e prima ancora con l’ingresso della siciliana Cds. Il piano di sviluppo di Selex prevede, per quest’anno, investimenti per 360 milioni con 135 ristrutturazioni e 72 nuove aperture.

“Per il 2020 abbiamo dichiarato un fatturato Selex di 12,3 miliardi - sottolinea Tasca - ma con Sun aumenta a 16,2 miliardi, al consumo Iva inclusa. Con Sun siamo il secondo gruppo italiano con oltre 3.200 punti vendita e una quota di mercato del 13,7%. Faremo la marca privata insieme con un fatturato stimato, per l’anno prossimo, in 1,5 miliardi”.

Come cambia la vostra fisionomia?

Non cambia. Restiamo con le nostre caratteristiche: multinsegna e con posizionamenti diversi sul territorio. Siamo contenti di questa integrazione storica con Sun: ci consente un salto in avanti e permette di sviluppare nuove sinergie sulle quali stiamo lavorando in questi mesi.

Le sinergie sono quantificabili?

E’ difficile perché molto dipende dalle condizioni commerciale che matureranno nei prossimi 2 anni. Posso però dire che avremo un incremento di fatturato intorno al 35-40%. E, di solito, quando fai queste grandi salti di scala ottieni vantaggi lavorando con i fornitori importanti.

Nel piano di sviluppo avete anche superstore, quelli da 4.500 mq?

In questa fase stiamo crescendo puntando su superfici di 1.500-2.000 mq perché si adattano meglio alle regioni in cui siamo presenti. Superstore, il format Esselunga per intenderci, non ne abbiamo tanti ma quelli che gestiamo vanno bene. Un 4.500 mq localizzato in un bacino importante e con un fortissimo orientamento all’alimentare (fresco e freschissimo e servizi legati al mondo del food) e con un non food contenuto entro il 10% rimane un forte centro di attrazione. Chiaro che quel tipo di metratura ha bisogno di un bacino adeguato in grado di garantire almeno 25-30 milioni di fatturato.

L’altra faccia della pandemia è che la chiusura del fuori casa favorisce la Gdo. Ci sperate anche nel 2021?

La chiusura della ristorazione è stato indubbiamente un vantaggio per i consumi domestici. Ma sarà così anche nei prossimi mesi? Quanto accadrà nel primo semestre è strettamente legato all’evoluzione della pandemia e al piano vaccinale. La mia sensazione è che ci sia una gran voglia da parte dei consumatori di tornare a consumare fuori casa. Quindi, quando sarà possibile, mi aspetto un ritorno abbastanza rapido alle abitudini pre-covid.