di Claudia Scorza

Gruppo Mutti, presente con i suoi prodotti in circa 100 Paesi nel mondo, chiude l’anno 2022 con un fatturato complessivo di 563 milioni di euro, registrando una crescita del 16% rispetto al 2021. Un risultato accompagnato anche dalla messa a punto di investimenti industriali per 32 milioni di euro, destinati a interventi e attività ulteriormente migliorative degli indici di qualità, efficienza e sicurezza del Gruppo.

«Il 2022 ci ha messo alla prova mettendo in luce il valore della nostra struttura: solida, dinamica, resiliente e capace di affrontare e superare con successo le avversità», afferma Francesco Mutti, amministratore delegato di Mutti. «Siamo quindi pronti a far fronte a un 2023 che si prospetta altrettanto complesso e sfidante. Più in generale dovremmo riflettere – a livello Paese e in modo radicale e radicato – su quella che sarà la nostra politica idrica dei prossimi anni. Dobbiamo assolutamente pensare non solo in una logica di presente ma anche per il futuro».

La leadership consolidata di Mutti nel mercato dei derivati del pomodoro in Italia e in Europa è testimoniata da una fetta di mercato pari al 33,7% in Italia e del 15% in Europa.

Rispetto al 2021, particolare importanza assume l’export: per la prima volta, infatti, la quota di fatturato registrata all’estero, pari al 51% ed equivalente a 286 milioni di euro, supera quella ottenuta in Italia, pari al 49% e a 277 milioni di euro. Anche la quota a volume, che ammonta a un totale di 335 mila tonnellate, segue e consolida il trend vedendo un aumento di tonnellate vendute all’estero, pari a 190,4 mila, rispetto alle 144,6 mila vendute in Italia.

Sono 7 i Paesi in Europa in cui Mutti oggi è leader di mercato: Francia, Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Slovenia e Italia. In Germania, mercato in cui l’azienda ha aperto la sua quinta filiale nel gennaio 2022, si consolida come seconda marca. Fuori dal perimetro europeo, invece, prosegue la crescita in Australia e Usa.

Il 2022 è stato un anno segnato dall’aumento dei costi dell’energia elettrica, del gas e delle materie prime, variabili esterne non controllabili che hanno significativamente e inevitabilmente impattato l’azienda e l’intera filiera, soprattutto se si considera che il picco del costo dell’energia è avvenuto in estate, il periodo dell’anno di massima attività per Mutti in cui avviene la campagna di trasformazione del pomodoro e in cui i macchinari sono attivi 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Rispetto all’anno precedente, il costo dell’energia è aumentato del 147% e quello del gas del 217%, al netto dei significativi contributi governativi ricevuti, mentre vetro e latta, materiali utilizzati dall’azienda per il packaging, sono aumentati rispettivamente per oltre il 40% e oltre il 60%. A fronte di ciò, grazie all’impegno costante dell’azienda a scaricare il meno possibile sul consumatore finale i suddetti costi, c’è stato solo un lieve ma necessario aumento dei prezzi a scaffale – pari a poche decine di centesimi di euro - che ha portato inevitabilmente a una penalizzazione a livello di volumi prodotti.

Il calo dell’Ebitda di Mutti, pari a 44,7 milioni di euro (-7% rispetto al 2021) e della posizione finanziaria netta (Pnf), che si attesta a -123 milioni di euro, sono il risultato degli aumenti di costi che l’azienda ha dovuto sostenere nel corso dell’anno.