di Luca Salomone

In Italia ci sono oggi 10.587 newco in meno sul 2021, con un calo del 10,6%, peggio che nel 2019. A dirlo è lo studio “Le imprese nate nel 2022 e il contributo economico delle start-up”, realizzato da Cerved.

Questo a causa del rallentamento dell’economia, dell’aumento dei prezzi e dei tassi d’interesse, con le conseguenti incertezze sul futuro. Nel corso del 2022 sono nate solo 89.192 “vere” nuove aziende, in flessione del 5,9% anche sul 2019 quando, per la prima volta, si è invertito un trend positivo, che durava dal 2013.

Nuova occupazione ad alto rischio

Un andamento che non potrà che avere un impatto negativo sull'economia complessiva, perché le start-up - come rivela una specifica analisi storica sui bilanci - negli ultimi 15 anni, sono state il motore della crescita occupazionale: solo nel 2021 hanno generato un contributo netto di 343.000 addetti su un totale di 535 mila e, persino nel 2020, hanno garantito un saldo occupazionale positivo di 185 mila unità.

Le mancate nascite del 2022 rischiano di tradursi in 27.080 addetti in meno e in un calo di 2,5 miliardi di fatturato, perché le nuove società apportano ricchezza, dinamismo e competitività al sistema, essendo caratterizzate da maggiore propensione per l’innovazione, dall’adozione di nuove tecnologie, da un'età media del management più bassa e da maggiore attenzione ai temi della sostenibilità.

Il ripiegamento più marcato, rispetto al 2021, riguarda le utility (-28,9%), mentre reggono meglio le costruzioni (-5,8%): a livello disaggregato, pesanti contrazioni si sono registrate nei settori della gestione dei rifiuti e della vendita di gas, mentre sono addirittura aumentate le newco delle tecnologie per le telecomunicazioni, del facility management e della cantieristica.

L’area geografica maggiormente penalizzata è quella del Sud e Isole, dove le startup rappresentano storicamente la maggiore fonte di creazione di nuova occupazione (il 32% nel 2021). Al contrario l’impatto minore si è osservato nel Nord Ovest (-8,2%), anch’esso dipendente dalle imprese giovani (34% del saldo occupazionale netto). Nord Est e Centro si attestano entrambi sul -10,1 per cento.

Province e regioni alla prova dei dati

«Lo sviluppo di nuove imprese è un indicatore chiave per monitorare la congiuntura economica e il dinamismo di settori e territori - sottolinea Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved -. Il calo delle ‘nascite’ è un segnale da non trascurare. La ricerca mette in luce un ulteriore elemento: le start-up rappresentano il più importante driver di crescita occupazionale della nostra economia. Come detto, nel 2021 le newco hanno contribuito alla creazione netta di posti di lavoro, con un saldo positivo di 343 mila addetti, un valore pari a circa i due terzi del saldo occupazionale netto complessivo».

Entrando più nel dettaglio sulla stima dell’impatto che il calo potrebbe avere sui diversi settori dell’economia, si scopre che le più colpite, oltre alle utility sono le aziende agricole (-74,9 milioni di euro, -39,8% di addetti, -407 start-up), i servizi (-1.967 milioni di euro, -14, 6% di addetti che però in cifra assoluta si traducono in ben 19 mila persone, - 7.945 start-up) e l’industria (-160 milioni di euro, -12,8% di addetti, -691 start-up)

A livello regionale, la Valle d’Aosta segna il calo minore di nascite di imprese (-2%), mentre le Marche quello peggiore (-20%), a causa della crisi che ha investito i distretti del manifatturiero a partire dalla moda e dalle calzature. In valori assoluti, invece, sono la Campania (-1.484 aziende), la Lombardia (-1.366) e il Lazio (-1.325) ad avere subìto i cali più consistenti. Al Nord, la regione più impattata è il Trentino-Alto Adige (-14%).

Analizzando le grandi città, si vede invece come Milano sia quella più dinamica, con un calo di “sole” 358 nuove imprese rispetto al 2021 (-3,9%), seguita da Genova (67, -8,1%) e Roma (906, -8,6%), mentre le successive hanno comunque un saldo negativo a due cifre: Palermo (101, -10,8%), Bologna (122, -14%) Torino (271, -14%), Napoli (424, -14,2%), Messina (37, -14,3%), Bari (113, -14,6%), Firenze (127, -14,9%), Venezia (56, -15,1%), Catania (111, -16,3%), Reggio Calabria (31, -16,9%) e Cagliari (87, -18,4%).