Icam, sinonimo di cioccolato etico, si lascia alle spalle un 2020 con performance fuori dall’ordinario, che sono, in parte, lo specchio del contesto pandemico e, per un altro verso, il riconoscimento di un modello di business all’avanguardia.

Il fatturato dell’azienda lombarda, che compie 75 anni, raggiunge 177 milioni di euro (+15 milioni), un dato di conferma per il trend positivo che ha caratterizzato specialmente l’ultimo lustro, con un incremento di 42 milioni dal 2015.

“Dopo la deflagrazione dell’emergenza sanitaria non ci saremmo mai aspettati di chiudere l’anno con questi numeri, dichiara il presidente, Angelo Agostoni -. Il bilancio, nonostante la drammatica situazione che tutto il mondo sta vivendo, ci ricompensa degli enormi sforzi sostenuti durante un anno terribile. Anche nei primi, difficili e incerti mesi della pandemia i nostri lavoratori ci sono sempre stati, chi da casa e chi in azienda, permettendoci di portare avanti gruppo Icam e di rispettare le scadenze”.

L’anno appena concluso ha visto salire del 4% la quantità di fave di cacao acquistate (24.000 tonnellate), con un’incidenza del 65% di materia prima bio e FairTrade, per una produzione che coinvolge 3 aree di business principali: l’industria (+7% e 45% dei ricavi), i brand proprietari (Vanini, Icam Professionale e Agostoni) che - a causa delle difficoltà sanitarie penalizzanti per le pasticcerie, i professionisti in genere e il fuori casa - hanno registrato una decrescita (dal 15 al 12%) e un’impennata delle private label: +19% sul fatturato e una quota di sell in passata dal 39 al 43 per cento.

“Un dato – spiegano in Icam - che a ben vedere non stupisce affatto, se si pensa all’enorme impatto che la Gdo ha avuto sulla vita delle persone durante i mesi di lockdown più rigido e all’effetto consolatorio, per mente e corpo, che il cioccolato ha sull’essere umano. I negozi della grande distribuzione sono stati per mesi l’unica valvola di sfogo per milioni di persone chiuse in casa, luoghi dove poter trovare non solo beni di prima necessità, ma anche alimenti, come il cioccolato, che svolgono un importante ruolo per il benessere psico-fisico e per l’autogratificazione”.

Se in Italia si sono registrati consumi record di farina, lievito e prodotti per l’home bakery - per soddisfare la voglia di impastare, panificare e produrre autonomamente -, in Paesi come Francia, Inghilterra e Stati Uniti, dove il cioccolato è considerato una sorta di bene rifugio, si è registrato un incremento vertiginoso, con un’insistenza particolare sul biologico.

Così le vendite oltre confine dell’azienda lecchese hanno chiuso l’anno con 16% in più sul 2019, portando al 62% la quota estera. E il trend eccezionale è stato quasi omogeneo nei 69 Paesi in cui Icam opera.

Più in generale va ricordato che il gruppo si distingue per un marcato orientamento etico: il bilancio di sostenibilità diffuso in luglio era di 106 pagine. L’aspetto più noto è relativo agli accordi di collaborazione di lunga durata con le cooperative di produttori e raccoglitori presenti sul territorio delle 21 nazioni fornitrici di Africa, Centro e Sudamerica.