di Luca Salomone

Il Consorzio di tutela del Grana Padano Dop ha siglato un ampio accordo con Banca Intesa Sanpaolo, che permetterà di rafforzare gli strumenti creditizi del settore. Alla base c’è l’accesso all’istituto del pegno rotativo. Disciplinato dalla legge 24 aprile 2020 n. 27, esso permette di rendere liquidi gli immobilizzi di capitale legati alla stagionatura dei generi alimentari di pregio, in particolare a denominazione di origine.

Il Consorzio agirà in veste di garante, controllando l’idoneità delle forme che verranno date in pegno dalle aziende, a garanzia delle linee di credito.

Dalla stagionatura alle bollette

Più in dettaglio il ‘pacchetto’ prevede l’erogazione di finanziamenti - per la stagionatura, la costruzione e ristrutturazione di siti produttivi, l’acquisto di terreni, immobili e beni strumentali - il supporto ai programmi di sostenibilità delle imprese (con soluzioni che premiano il raggiungimento degli obiettivi Esg), nonché strumenti per affrontare i bisogni immediati di liquidità destinati, soprattutto, a fronteggiare il costo delle bollette passate e future.

Riferisce Massimiliano Cattozzi, responsabile della Direzione agribusiness di Intesa Sanpaolo: «I benefici del pegno rotativo stanno dando ottimi risultati nell’agroalimentare, testimoniati dagli oltre 40 milioni di euro erogati a livello nazionale. In questo modo le aziende possono continuare a investire anche in un contesto complesso e sono libere di pensare al rilancio e alla transizione ecologica».

Le cifre di un leader

Il Consorzio Grana Padano, fondato 60 anni fa, riunisce 129 produttori con 142 caseifici, 149 stagionatori e 200 confezionatori, che nel 2021 hanno prodotto più di 5,2 milioni di forme. I caseifici operano in 5 regioni per 13 province.

Nel 2022 il Padano ha totalizzato 5.234.443 forme, pari a 203.290 tonnellate, confermando l’abituale primato di formaggio a denominazione d’origine protetta più consumato nel mondo, grazie a un flusso esportativo di 2.240.335 forme (+7,07 anno su anno), pari al 44% di quelle marchiate.

Bene anche in Italia: nel 2021 la domanda interna è cresciuta ancora del 2,8%, nonostante un 2020 eccezionale.

Nella filiera lavorano 40 mila addetti e le stalle che conferiscono il latte per la trasformazione sono intorno alle 4 mila. Il piano di investimenti 2022 è di 36 milioni di euro.