di Luca Salomone

Quanto vale il sistema cooperativo mondiale e che posto occupa l’Italia in questo, poco ristretto, club? Lo spiega il ‘Monitor mondiale delle cooperative 2022’ realizzato da Aci (Alleanza cooperativa internazionale) e da Euricse, l’istituto europeo che si occupa delle ricerche sulle imprese cooperative e a carattere sociale.

La top 300, redatta, per la parte finanziaria, sulla base dei bilanci 2020, realizza un fatturato consolidato di 2.171 miliardi di dollari, pari 2.060 miliardi di euro, però al cambio di oggi, 4 dicembre, di 95 centesimi di euro.

Europa contro America

La maggior parte delle trecento grandi si trova, per la sola Europa, in Germania, Olanda, Francia e Italia, dove si passa da 42 a 14 realtà, ma la nazione più cooperativa in assoluto è costituita, di gran lunga, dagli Usa, con 71 organizzazioni, mentre, fra i continenti, svetta di nuovo il nostro, con 168 gruppi, rispetto ai 91 delle Americhe.

Nel mondo la ripartizione - basata sul rapporto fatturato/Pil pro capite -, vede in testa, per settore, l’agricoltura, l’alimentare e la pesca (101 aziende e 37,1% di ratio), seguito dalle assicurazioni e poi dal commercio al dettaglio e all’ingrosso (57 e 19%).

La maggior parte delle grandi coop (126) è inoltre formata da produttori o da consumatori (84).

Per nome la posizione di testa è quella di una banca, ossia la franco-italiana Crédit agricole, che comprende notoriamente Cariparma, con ricavi 2020 di 88,97 miliardi di dollari e 142.159 addetti, seguita a ruota da un retailer, il gruppo tedesco Rewe, che, due anni fa, assommava a 77,93 miliardi di euro e 256.162 lavoratori.

Retailer a confronto

Al 5° posto si trova un’altra stella del commercio, l’Associazione dei centri distributivi E. Leclerc (54,43 miliardi di euro e 140 mila persone) mentre al decimo si colloca di nuovo la Germania, con Edeka Zentrale (44,27 e 402 mila rispettivamente).

Come già detto le coop che si esprimono, economicamente, tramite il commercio sono in tutto 59 (sempre nella top 300), dove a guidare, oltre ai nomi già citati, ci sono, nell’ordine, Coop Svizzera, Migros, Système U, Conad (18,22 miliardi di dollari e 65.218 persone nell’anno 2020, dunque subito dopo l’acquisto di Auchan) e Coop Italia, che si colloca al settimo posto con i suoi 16,45 miliardi di Usd e 57.450 lavoratori.

La ricerca, di ben 168 pagine, dedica un generoso approfondimento alla digitalizzazione.

Riportiamo solo le osservazioni inerenti al caso italiano e basate, questa volta su due ricerche del 2022, ossia il Rapporto Coop e quello del Centro studi di Confcooperative.

Ispirazione digitale

La transizione digitale è decisamente in atto, si legge nel Monitor ed è percepito come un tema chiave. Secondo Legacoop il 98% degli associati dispone di una connessione a Internet, il 78% ha un sito web e oltre il 90% ha avuto scambi online con gli enti pubblici.

Non solo: non mancano gli strumenti digitali avanzati, visto che il 21% usa dispostivi Iot, mente il 10% impiega l’intelligenza artificiale per convertire le note vocali in testo e/o voce.

La pandemia, naturalmente, ha giocato il ruolo di acceleratore, tanto che i dati mostrano che il 41% delle cooperative Legacoop ha aumentato la percentuale di dipendenti con accesso da remoto, il 76% ha adottato le riunioni digitali e il 22% ha rinnovato gli sforzi per dare il via a modalità di commercio elettronico.

Confcooperative conferma più o meno tutto e mette l’accento sull’elevata quota di cooperative che, nel 2021, ha fatto investimenti in nuove tecnologie. Tra questi il 6% ha puntato sui in Big data analytics e il 2% su dispositivi Iot, robotica, realtà aumentata e virtuale.

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