Anabio, l’Associazione per il biologico di Cia-Agricoltori Italiani ha realizzato una Carta dei Valori a tutela del settore e delle produzioni bio Made in Italy. Il documento, redatto in quattro pagine e siglato a Roma in occasione dell’annuale Assemblea associativa, contiene principi etici e di comportamento per lo sviluppo dell’agricoltura biologica e biodinamica.

Visione, principi e obiettivi, valori e finalità in relazione a cittadini e organizzazioni, istituzioni e organi internazionali, rappresentano i pilastri della Carta su cui si consolida l’impegno che Anabio ha assunto sin dalla sua costituzione nel 2001. Tracciano la policy associativa, fatta di responsabilità e ambizioni cui sono chiamati ad aderire operatori del settore, agricoltori, organizzazioni, stakeholder economici e cittadini.

La Carta, dunque, arriva a rafforzare il ruolo delle produzioni certificate bio a livello europeo e a ribadire il contributo del settore alle istanze globali, prima tra tutte l’urgenza di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Emerge, infatti, l’attenzione alle richieste Onu definite dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e quindi, il contributo per ridurre le emissioni di gas serra e contrastare cambiamenti climatici, inquinamento delle acque, erosione dei suoli, dissesto idrogeologico, disuguaglianze sociali e rischio malattie, ma anche per tutelare la biodiversità e le sostanze organiche nel terreno.

Raggiungere entro i prossimi 10 anni il 30% di Sau coltivata con metodo biologico e biodinamico è l’intento principale condiviso e accolto da Anabio nella sua Carta dei Valori. Sette i punti-obiettivo, tra cui trova spazio la tutela del suolo, la protezione della biosfera, la prevenzione allo sviluppo di Ogm e la promozione di innovazione, ricerca e diffusione della conoscenza, che guardano alla crescita di aziende agro-ecologiche condotte con approccio agronomico e sistemico, con l’ambiente come spazio in cui uomo, animali e paesaggio coesistono in armonia.

Equità e territorio, rispetto e cura rappresentano, invece, sono i valori di base per il progresso di un settore in chiave sempre più accessibile e sostenibile, innovativa e di qualità. Nel progetto di tutela del comparto, la Carta di Anabio-Cia chiama in causa anche le istituzioni perché adottino politiche di governo che garantiscano autosufficienza alle aziende, lavoro dignitoso e non discriminatorio, ricambio generazionale, affiancamento, gestione del rischio, cooperazione e formazione. Strumenti di mercato, come OP e OI devono, inoltre, assicurare contrattazione trasparente, parità nei prezzi e nella ripartizione del valore aggiunto.

Nelle relazioni con i cittadini e le organizzazioni, il documento mette nero su bianco tre questioni centrali: consumo di prodotti biologici accessibile a tutti, attraverso circuiti brevi come i Gruppi di acquisto solidali (Gas); superamento di una visione elitaria del biologico; democratizzazione delle conoscenze ed empowerment degli operatori del settore con il supporto di enti e associazioni. Infine, partecipazione attiva all’economica locale, co-progettazione tra società civile e amministrazioni, cooperazione a livello internazionale partendo dal Bacino del Mediterraneo, sono invece le azioni chiave nella promozione del biologico in rapporto alle istituzioni.

«La Carta dei valori - ha commentato il presidente di Anabio, Federico Marchini - rappresenta il documento da cui partire per lavorare in modo proficuo, insieme anche a tutte quelle associazioni attive nell’ambito del bio che vorranno aderire, alla definizione di un testo unico per il biologico italiano».